Il covid per due anni ha spento luci e musica alla festa più allegra di tutto l’anno: febbraio è il mese delle frittelle, zeppole e dei coriandoli che accompagnano le sfilate dei carri allegorici. Samassi, punto di ritrovo da decenni per migliaia di persone nei giorni di festa, quest’anno rinasce e organizza nuovamente il carnevale. Troppo presto per sapere quanti gruppi hanno avuto tempo e modo di organizzarsi e, sicuramente, non sarà la sfilata più ricca di sempre ma, senza dubbio, quella più significativa, il simbolo della ripartenza, insomma, che lascia alle spalle definitivamente il buio periodo legato alla pandemia e alle necessarie restrizioni per evitare il propagarsi del virus. Tra i carristi all’opera ci sono quelli del gruppo Janas che presenta “Gli animali del bosco”. Un unico invito, una prerogativa, cioè di passare un paio di serate ballando, saltando per divertirsi genuinamente, in un ambiente familiare dove parteciperanno i bambini di un anno sino ai nonni di 70 anni e più.
“Oggi abbiamo vinto. Quest’anno abbiamo vinto. Non sarà il carro più grande, non sarà il più bello, ma sarà un carro come quelli di una volta. Abbiamo vinto – spiegano gli organizzatori – perché nel nostro piccolo stiamo insegnando e facendo appassionare i più piccoli al carnevale, alla cartapesta a tutti quei sacrifici che ci sono dietro un carro. Il nostro sarà un piccolo carro samassese, fatto dalla famiglia della Janas, porteremo il nostro carro in giro per le sfilate del Medio Campidano con orgoglio, con voglia di divertirci come una volta. 4 casse 2 pupazzi di cartapesta e tanta tanta voglia di far festa e stare assieme”.
Un’iniziativa che segna, quindi la rinascita, la voglia di non far morire “una delle nostre più longeve tradizioni, per far festa come una volta, perché si ha tanta voglia di stare assieme”. Con le mani piene di colla, i carristi, che con il supporto dei più piccoli, stanno realizzando i soggetti protagonisti delle sfilate: la volontà di tramandare una delle tradizioni che caratterizzano il paese. “Rispetto a 20 anni fa solo una cosa è cambiata, molti dolori dalla schiena alle gambe, alle braccia. Non siamo più ragazzini ma non ci fermiamo”.










