Il suo turno finiva sempre alle 18, si toglieva la tuta e si metteva la maglietta per allenarsi nel campo della sua squadra, quella dov’era cresciuto, calcisticamente parlando, l’Asd Villanovatulo, realtà che milita nella terza categoria. Roberto Usai, il 21enne morto sul lavoro (colpito da un pezzo di macchinario che si è staccato mentre era impegnato in un cantiere a Isili) aveva una grande passione: il calcio. A guidarlo, negli anni, è stato uno dei suoi zii, Gian Franco Demuro, allenatore della squadra. Che, ora, non riesce a darsi pace. La procura di Cagliari ha disposto l’autopsia sul corpo dell’operaio, ma il quadro generale sembra purtroppo chiaro: è l’ennesima morte sul lavoro. Distrutta la famiglia del giovane, col Comune che ha proclamato il lutto cittadino: “Roberto ha sempre giocato con noi, era un terzino. Sabato scorso, dopo l’ultima gara, ci siamo fermati come sempre a bere qualcosa al bar e mi aveva chiesto, un’altra volta, di essere mandato avanti”. Insomma, voleva giocare in attacco e provare a gonfiare, ancora una volta, la rete: “E io gli avevo promesso che, alla prima occasione, l’avrei posizionato in avanti. Purtroppo, il suo è un desiderio che non potrò mantenere”, dice, con la voce rotta dalla commozione, Demuro, nella doppia e difficilissima veste di parente e allenatore (il padre del 21enne è uno dei suoi cugini).
Ha messo un fiocco nero come immagine del suo profilo Facebook, Gian Franco Demuro, prima di chiudersi nel dolore: “Devo ancora rendermi conto di quello che è successo”. E non potrebbe essere altrimenti, visto che una giovane vita, l’ennesima, è stata spezzata in un cantiere. Gli investigatori dovranno ricostruire l’esatta dinamica e, soprattutto, accertare eventuali responsabilità. Una sequenza di azioni previste in questi casi, ma dalle quali l’uomo si aliena totalmente: “Avere giustizia? Sì, forse dopo, in futuro”. Ora prevalgono solo lacrime e disperazione.