Una storia che infonde speranza, in un mondo sempre più frenetico e, in molti casi, quasi “intollerante” della sofferenza altrui. Un nonnino ferito e spaesato, solo, seduto sul bordo di una strada. E un “angelo” che ha le sembianze di ub giovane impiegato nuorese, Roberto Diana. È proprio lui a raccontare ciò che è successo lo scorso 10 gennaio a Nuoro, in viale Sardegna. Stava tornando nella sua Mamoiada dopo aver preso un caffè insieme a un amico quando, al volante della sua Toyota, ha assistito a una scena che difficilmente dimenticherà: “Erano le diciassette. Sul bordo della strada c’era un anziano ferito al naso che stava fissando il vuoto. Tutti gli automobilisti facevano finta di nulla, come se non esistesse”. Tutti tranne Roberto: “Mi son fermato e l’ho soccorso. Ho subito chiamato il 118 e, nel frattempo, ho parlato con lui. Ho capito, da alcune frasi sconnesse, che soffriva di Alzheimer e che era uscito di casa senza avvertire i parenti, indossando addirittura le scarpe al rovescio”. Dopo circa dieci minuti sono arrivati i soccorsi, quasi in contemporanea “con una donna che ha detto di essere una sua parente. Lo stavano disperatamente cercando da un’ora, e solo quando si è alzato dal ciglio della strada mi sono reso conto che, a poca distanza, c’era anche un suo fratello, anche lui anziano e malato”, racconta Diana. L’impiegato dal cuore d’oro è riuscito a sapere il nome del nonnino ferito: “Si chiama Giovanni. Appena ho visto che era in mani sicure me ne sono andato”.
E, nei chilometri che separano Nuoro da Mamoiada, il 34enne ha ripensato a tutto l’episodio: “Ho capito che, purtroppo, questo mondo si sta ammalando di indifferenza. Come è possibile non aiutare un anziano, ferito e tremolante, seduto su un marciapiede? Non voglio nessuna medaglia, gesti come il mio dovrebbero essere la normalità. Almeno, questo è l’insegnamento che sto dando ai miei due figli piccoli”.













