Rischia di morire soffocato, salvato dai carabinieri a Donori: “Grazie a loro potrò riabbracciare i miei figli”

Antonio Espa, 51 anni, operaio alla Motomar di Cagliari, è vivo per miracolo: “Un pezzo di carne di traverso, sono svenuto e non respiravo più. Ringrazio l’infermiera e i militari che, con i massaggi e le manovre giuste, mi hanno rianimato”. Ricoverato al Brotzu, ha lo sterno fratturato: “Ma quello si riparerà, l’importante è essere vivi: quando guarirò vorrò abbracciare i miei salvatori”


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Sa di essere un miracolato, e se può parlare e, soprattutto, respirare, lo deve a degli angeli che indossano le divise: l’infermiera Rossella Deiana con suo marito Maurizio Orrù, il comandante della stazione dei carabinieri di Donori Andrea Rosselli, il brigadiere Nicola Battaglia, Samuele Spada e l’appuntato scelto Geremia Galasso. Sono loro, doverosamente elogiati dal sindaco Maurizio Meloni, ieri, ad avere salvato la vita ad Antonio Espa, 51enne di Barrali, operaio qualificato e molto apprezzato alla Motomar di Cagliari amministrata da Gianni Onorato, “lavora con noi da trentuno anni, è un ragazzo d’oro”. Espa, nel bel mezzo di una cena tra amici nelle campagne di Donori, è rimasto soffocato: “Stavo mangiando un pezzo di carne di pecora quando ho sentito un blocco alla gola. Sono svenuto, non respiravo più”. La macchina dei soccorsi è stata rapidissima. Gli amici e, poi, l’infermiera e i carabinieri gli hanno praticato i massaggi per far ripartire il suo cuore. Sono stati lunghi minuti di ansia, prima dell’arrivo del 118: Espa è stato portato al Brotzu con l’elisoccorso. La moglie e i suoi tre figli sono stati subito avvisati. E, insieme agli amici e ai colleghi del 51enne, hanno iniziato a pregare. E sperare.
“Sto bene. Ho lo sterno fratturato, ma quello si riparerà”, racconta Espa, in esclusiva su Casteddu Online, dal suo letto nella zona del pronto soccorso dell’ospedale Brotzu. “Non ricordo molto, a parte i dolori e la fame d’aria. Ringrazio i militari, l’infermiera e tutti quelli che mi hanno aiutato a essere ancora vivo”. Trascorrerà in reparto qualche altro giorno, poi i medici valuteranno il da farsi. Il suo smartphone è quasi scarico, a furia di rispondere a messaggi e chiamate di chi vuole sapere le sue condizioni: “Sto bene, sono vivo e questo è l’importante. Grazie agli angeli che mi hanno soccorso potrò riabbracciare i miei tre figli, i miei tesori. E, appena guarirò, vorrò fare lo stesso con chi mi ha consentito di essere ancora su questa terra”.


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