I giochi sono fatti, l’unità non è stata ritrovata – formalmente solo nel centrosinistra, di fatto anche nel centrodestra – e la corsa alla conquista di Villa Devoto può partire fino all’ultimo miglio, quello che porterà al voto del 25 febbraio.
I quattro candidati alla presidenza della regione Sardegna hanno depositato oggi simboli e documenti, circa due ore prima della scadenza fissata alle 12, aprendo così ufficialmente la campagna elettorale, trenta giorni in cui tutti si giocheranno il tutto e per tutto. In corsa ci sono: Paolo Truzzu per il centrodestra (Fdi, Lega, Forza Italia, Udc, Riformatori, Sardegna al centro 20 Venti,Psd’Az, Alleanza Sardegna, Dc Rotondi), Alessandra Todde (Pd, M5s, Avs, Progressisti, Demos, Sinistra futura, Psi, Orizzonte Comune, Fortza Paris, Uniti con Alessandra Todde) e Renato Soru (Progetto Sardegna, Azione con Più Europa e Upc, Rifondazione comunista, Liberu e Vota Sardigna) per il centrosinistra, l’outsider dei Rossomori Lucia Chessa (Sardigna R-esiste). Esclusa invece, per vizi formali nelle liste civiche che avrebbero dovuto sostenerla, la candidatura di Maria Rosaria Randaccio.
Una guerra fratricida più che una campagna elettorale. Prima di tutto nel centrosinistra, dove la situazione è nota: Conte e Schlein hanno scelto Alessandra Todde (5 stelle), il Pd regionale si è adeguato, il partito si è spaccato e i malumori si sono moltiplicati di giorno in giorno. Un corposo gruppo ha mollato il partito ufficialmente e si presenterà alle urne sostenendo Renato Soru, che ha deciso di scendere in campo in prima persona dopo che le primarie per la scelta del candidato, più volte da lui stesso sollecitate, sono state negate. Un altrettanto corposo gruppo borbotta e, secondo voci incrociate e insistenti, boicotta, senza però uscire allo scoperto.
Non sta messo meglio Paolo Truzzu. Defenestrato Solinas, gli ha pure assestato colpi letali dicendo, in un’intervista a Libero, che i suoi cinque anni di governo sono stati un disastro per la Sardegna – il suo Fratelli d’Italia governava con Solinas – e che di sicuro una parte del Pasd’Az faticherà a votarlo.
Soru fa slalom fra i veleni a lui diretti dalla figlia Camilla, naturalmente candidata col Pd, e punta tutto sulla Sardegna, mettendola al centro del suo progetto politico che ha da subito definito come trasversale rispetto agli schieramenti tradizionali.
Altro elemento, secondo quanto emerge da sondaggi che però nessuno rende ufficiali, il dato sul voto disgiunto, ovvero votare il candidato di una coalizione e il presidente di un’altra.
Una situazione complessa e delicata, per una corsa elettorale il cui risultato, a oggi, non è affatto prevedibile né scontato.










