Lo ha detto Claudio Ranieri: “Peccato che noi abbiamo uno stadio piccolino, altrimenti per la finale col Bari avremmo avuto anche noi 50 mila persone”. E se lo dice lui, il saggio e fenomenale mister rossoblù, è come una sentenza. Dedicata involontariamente a chi ancora prosegue con le lungaggini burocratiche e ormai da tanti anni lascia Cagliari senza uno stadio degno di questo nome. Da Zedda passando per Truzzu e Solinas, sinora soltanto promesse. L’iter del progetto non è ancora concluso, mancano ancora soldi nonostante tanti fondi pubblici siamo stati già stanziati. Non è stato ancora neppure demolito il vecchio Sant’Elia, ingombrante come un ecomostro che occupa uno spazio immenso nel cuore della città. E il Cagliari gioca invece in quello che il giornalista Nanni Boi definì “lo stadio gnomo”, uno dei più piccoli in Europa. Una pagina allucinante di ritardi e polemiche, speranze e aspettative mancate, sin dai tempi di Cellino. Il Bari giocherà la finale in uno stadio di oltre 50mila posti il Cagliari in uno stadietto da 16 mila. Mentre Truzzu e Solinas continuano a “beccarsi” nella rivalità che precede le prossime elezioni regionali. I sardi hanno trovato nel nuovo Cagliari di Ranieri una squadra che ha riportato euforia, entusiasmo, gioia per lo sport. Ma in Sardegna manca uno stadio da serie A. Così come fanno acqua i trasporti e la sanità, anche lo sport paga il duro prezzo della miopia della politica, di destra e sinistra.










