A quasi tre mesi dall’incendio che ha avvolto e distrutto l’ex camping del Tamarix, a Quartu, regnano ancora prevalentemente il nero della fuliggine e il rischio ambientale, riportato in un report dei vigili del fuoco e che ha trovato subito una sponda ufficiale nell’ordinanza firmata, lo scorso 18 agosto, dal sindaco Graziano Milia: “Resti di pannelli fotovoltaici e plastica, pericolo diossina, i proprietari devono ripulire l’area e verificare se c’è inquinamento”. Ma da qualche giorno la situazione si è molto ingarbugliata: tutti i proprietari di quella che, nel tempo, è diventata una lottizzazione abusiva, hanno messo in moto gli avvocati e presentato un ricorso al Tar. A spiegare le ragioni della mossa è uno dei legali, Roberta Andria: “Le fiamme sono partite da un canneto, ci sono dei video che lo dimostrano. I nostri assistiti sono vittime e non responsabili dell’incendio, chiedere a loro di pagare una somma sicuramente ingente per ripulire la zona e verificare la presenza di inquinamento è ingiusto”. La lettera dei legali (il collega della Andria che segue la pratica è l’avvocato Massimo Macciotta) è arrivata al Comune quattro giorni fa.
La contromossa? Una delibera della Giunta Milia per annunciare la costituzione in giudizio. Il Comune dovrà cercarsi e pagare un avvocato per cercare di spuntarla al Tar. Intanto, a parte qualche intervento di pulizia già effettuato anche da parte degli stessi residenti, l’area presenta ancora i segni della devastazione. E resta in piedi quel “pericolo diossina e rischio inquinamento” del quale ha parlato, ufficialmente, il sindaco Graziano Milia.










