È uno scenario spettrale, di quelli che fanno molto, molto male alla stragrande maggioranza delle persone. I malviventi che hanno fatto scoppiare incendi “programmati” due giorni fa tra l’area di viale Marconi più vicina allo stagno e la via della Musica hanno ottenuto un risultato, purtroppo, per loro ottimo: morte e devastazione. Canneti, cespugli e piante divorati dalle fiamme, come si può vedere nella foto e nel video, realizzato con un drone da Davide Mocci. Una porzione green del parco di Molentargius diventata black: nera, nerissima, ammazzata. Chissà tra quanto ricrescerà l’erba e rifiorirà la natura. E ciò che fa più imbestialire è che i balordi. ancora una volta, sono riusciti a farla franca. Hanno appiccato il fuoco, sfruttando anche vari cumuli di rifiuti presenti in un’area che dovrebbre, e sottolineiamo dovrebbe, essere tutelata. Se il sindaco Graziano Milia ha urlato per l’ennesima volta che “otto forestali, che tra l’altro devono monitorare anche altri parchi, sono pochissimi, attendiamo da anni un intervento risolutivo della Regione”, un motivo ci sarà. Si possono appiccare incendi in un’oasi riconosciuta a livello mondiale. La storica casa della produzione del sale, dei fenicotteri e della flora sarda sfregiata gravemente.
Proprio come l’anno scorso, con la differenza che nell’estate del 2023 le fiamme scoppiarono nel tra via San Benedetto e via Fiume, arrivando anche a incenerire il Tamarix al Poetto. L’appuntamento con la morte gli incendiari l’hanno preso anche quest’anno, in attesa che ci siano davvero controlli mirati, rafforzati e costanti per proteggere zone che sono un bene di tutti. Di tutta l’umanità civile, per voler precisare, non di quella, fortunatamente ancora in netta minoranza, incivile.









