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Infermieri in rivolta: “Odissea al Pronto soccorso e ospedali abbandonati, sanità allo sbando a Cagliari”

di Redazione Cagliari Online
28 Settembre 2022
in cagliari, zapertura

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“La sanità allo sbando, senza nessuna risposta ai lavoratori e ai cittadini, si è ormai raggiunto il punto di non ritorno. Sono tanti, troppi i problemi non risolti che queste organizzazioni sindacali denunciano da tempo e ai quali non si danno risposte”. Così Nicola Cabras FP CGIL Cagliari, Massimo Cinus, FP CISL e Guido Sarritzu Attilio Carta Pietro Lutzu UIL FPL che dichiarano lo stato di agitazione di tutto il personale del comparto Sanità del territorio della ASL di Cagliari, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari e dell’ARNAS – Brotzu”.

 

“Le ripercussioni sul territorio cagliaritano a seguito della riforma della sanità, caratterizzata sempre dallo stesso “leitmotiv” sono drammatiche, siamo di fronte a un caos organizzativo e gestionale con lavoratori e cittadini esasperati per la mancanza di servizi e carichi di lavoro divenuti non più sostenibili”, spiegano in un lungo comunicato. La riforma nata con l’intento di riavvicinare la sanità ai territori superando così la centralizzazione di ATS, sta generando un pasticcio gestionale e organizzativo di difficile risoluzione, anche perché le ASL non godono della piena autonomia ma al contrario devono continuare a dipendere da un’altra azienda: ARES che di fatto è la fotocopia della ex Ats. Esistono una serie di competenze aziendali “borderline”, a volte difficili da capire esattamente a carico di chi siano, che accentuano il malcontento tra i lavoratori e rallentano il processo di riavvicinamento della sanità ai territori. In tutto questo caos si continua a vivere con liste d’attesa interminabili, affollamento dei pronto soccorso, carenza degli organici, assenza di linee guida per d finizione degli atti aziendali (indispensabili per dare un’organizzazione alle aziende sanitarie pubbliche), mancata assegnazione dei fondi e delle strutture alle aziende, che rischiano di mettere in ginocchio tutte le Aziende Sanitarie Cagliaritane. Occorre una immediata inversione di tendenza per garantire la possibilità di organizzare la sanità territoriale, con adeguati finanziamenti e dotazioni organiche che permettano di garantire i servizi di prossimità. Ad oggi, le dotazione organiche sono carenti, tra personale medico, amministrativo, tecnico e sanitario. Anche su questo versante, le organizzazioni sindacali chiedono maggiore trasparenza. Quanto sopra denunciato crea grossissime ripercussioni sulla qualità delle prestazioni erogate e sulla qualità del lavoro. La nuova creatura figlia della riforma, ovvero ARES, finora si è rivelata un collo di bottiglia, a volte pare addirittura un ostacolo per il buon funzionamento delle aziende sanitarie sarde, nonostante l’impegno profuso da chi ci lavora. Per non parlare della confusione che regna tra la classe politica incapace di decidere le sorti dei due ospedali cagliaritani, Businco e Microcitemico”.

 

 

Lo scorporo dei due presidi avvenuto qualche anno fa, ha di fatto portato a un rallentamento delle attività e dell’efficienza delle strutture. È indispensabile riportare gli ospedali Businco e Microcitemico nell’alveo della ASL di Cagliari. Lo scorporo avvenuto nel 2015 si è rilevato fallimentare, così come ancora più dannoso è stata la separazione dei due ospedali con l’ultima riforma. Occorre un piano di rilancio di queste due importanti realtà sanitarie nel territorio cagliaritano garantendo adeguati finanziamenti e dotazioni organiche finalizzato a garantire un’adeguata assistenza ai pazienti costretti alla mobilità extraregionale per vedersi riconosciuto il diritto alla salute. I presidi ospedalieri Binaghi e Marino sembrano sempre più abbandonati a sé stessi, nonostante tutti i buoni propositi, il decisore politico si sottrae al confronto costruttivo finalizzato alla costruzione di un percorso di investimento sui due presidi ospedalieri, che avrebbero potuto “decongestionare” gli altri ospedali cittadini oggi sovraccarichi. Ancor più grave la situazione dei presidi ospedalieri delle zone interne Isili e Muravera che non riescono a garantire la salute sul territorio costringendo i cittadini a estenuanti viaggi verso Cagliari. Nonostante si parli sempre di integrazione ospedale-territorio, la stessa ASL Cagliari non ha ancora un direttore socio-sanitario: una nomina che tarda ad arrivare. Rispetto ai Pronto Soccorso inoltre possiamo affermare che è quasi quotidiana l’odissea delle cittadine e dei cittadini che passano giornate in attesa di essere visitati, costringendo gli operatori a carichi di lavoro gravosi che si ripercuotono negativamente sulla qualità delle prestazioni erogate e sulla salute stessa dei lavoratori. Questa sanità costringe i cittadini a ricorrere al privato per vedersi garantite le cure. Noi non ci stiamo e chiediamo che tutti gli attori del sistema, dal decisore politico ai direttori generali delle aziende, si incontrino e trovino urgentemente soluzioni ai problemi che stiamo denunciando da tempo. Basta con le sterili contrapposizioni, basta con le pseudo riforme, basta promesse e immobilismo che generano soltanto ricadute negative sui servizi erogati. Bisogna garantire il diritto alla salute, rimettendo la persona e i suoi bisogni al centro del sistema, valorizzare il lavoratore che spesso perde anche il senso di appartenenza all’azienda che in molti casi lo ha considerato un numero per “riuscire a chiudere i turni”. Il coordinatore della sanità pubblica Uil Fpl area vasta di Cagliari, Piero Lutzu, spiega le motivazioni che hanno portato il sindacato ad aderire allo stato di agitazione del personale: “Vogliamo denunciare il grave carico di lavoro che i dipendenti sono costretti a svolgere per carenza di personale o per una inesistente organizzazione di lavoro e dei servizi, causate anche dalla continua mobilità interna fatta senza nessun criterio condiviso. Nonostante le richieste fatte per conoscere la programmazione delle pronte disponibilità 2021/2022 a tutt’oggi l’azienda tace. Mancata erogazione dell’indennità Covid per il restante personale che in prima applicazione è stato escluso. Mancata programmazione delle pronte disponibilità. Mancato rispetto degli accordi sottoscritti da ormai tre anni degli incarichi di funzione e di coordinamento, nonostante l’azienda ha bandito la manifestazione d’interesse per l’acquisizione dei titoli”.

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