di Giulio Neri
Nell’odierna sovrapproduzione di noir e narrativa di genere, Matteo Fais, classe 1981, esordisce con Robin Edizioni riconducendo la scrittura a una dimensione esistenziale: un romanzo breve e sei racconti scanditi da un materialismo disincantato in cui ogni pagina è elucubrazione sul male di vivere, rinuncia, progetto di fuga nella sessualità.
I personaggi risultano essere perlopiù dei naufraghi, quasi assurti a rilevatori della stanchezza dei tempi, travolti dalle macerie della politica, della famiglia e della morale borghese. Soli, disoccupati, inerti, ai margini della società, conservano una capacità analitica spietata e un distacco che giudica il mondo e che, tuttavia, non permette loro di adeguarsi e di ritagliarsi uno spazio produttivo. Sono rifiutati e al contempo rifiutano: anche quando le circostanze sembrano favorevoli subentra una sorta di nausea che li fa arretrare. Nella loro sconfitta si aggrappano alle suggestioni di un eros compulsivo che può ancora illuderli di essere vivi. Ma è proprio in quest’ambito che si verifica la loro sconfitta più umiliante: abbandonati, traditi o traditori, sperimentano un fallimento erotico che diventa la diretta conseguenza e il simbolo più compiuto di quelli umani e professionali.
In una modernità senza passioni autentiche, regolata da fredda tecnologia e mercificazione, lo svuotamento dell’erotismo e il tentativo di buttarla in porno segnano la resa definitiva, il crollo in una disperazione senza rimedio.
Una disfatta che Fais tratteggia però con umorismo, talvolta ridicolizzando i moti della vita interiore e i mascheramenti della coscienza; perciò il buio contemporaneo e l’annientamento dell’individuo, in questo libro, offrono un sorriso inaspettato, come nell’episodio in cui quattro single, quarantenni in crisi, si ritrovano in un locale a chiacchierare di psicofarmaci e a spartirsi una boccetta di Xanax. È il meditato, provocatorio sconfinamento nel grottesco di un autore giovane, filosofico, che suscita vivo interesse anche per gli sviluppi che riuscirà a dare alle sue opere future.











