I calcoli? Presto fatti: “Circa cento persone perse per il pranzo del 25 dicembre, lo stesso per il veglione del 31 e per Capodanno, avevamo previsto anche l’animazione”. Davide Portas, 38 anni, titolare del ristorante pizzeria “Cortexandra” a Sestu, vive come una “beffa” l’ultimo Dpcm di Conte. Il suo ristorante può restare aperto anche nei giorni clou del Natale 2020 segnato dall’emergenza Coronavirus, ma non può avere clienti da città diverse da Sestu. Le regole sugli spostamenti il 25, 26 dicembre e l’uno gennaio sono chiare, idem la chiusura, confermata, dalle diciotto. “Era già stato tutto organizzato, per Capodanno stavamo attendendo sviluppi dal Governo mentre, per Natale, avevamo già tanti prenotati, la maggior parte da Cagliari, Elmas, Quartucciu e Assemini. Pochissimi, invece, da Sestu”, afferma Portas. E il piatto, adesso, piange.
“Non so se resterò comunque aperto, mi conviene lavorare per dieci o venti persone? Non avrebbe molto senso”, osserva il 38enne, “ho avuto il bonus ristori del Governo, a novembre. Novemila euro, una goccia nell’oceano, calcolato sul fatturato di aprile 2019, proprio il mese dove siamo dovuti restare fermi dieci giorni per svolgere dei lavori urgenti di ristrutturazione. La mia commercialista mi ha consigliato di tornare a farmi battezzare”, dice, nemmeno troppo ironicamente, Portas. “Gli anni scorsi, per il veglione del 31 dicembre, guadagnavamo sempre tra i 15mila e i ventimila euro”. Quest’anno, invece, non arriverà nemmeno un centesimo.









