Povertà boom nel Cagliaritano, Natale al gelo per tanti sardi: “C’è chi vive sotto le macerie di un capanno”

Regali e luci? Nel capoluogo sardo, soprattutto, c’è chi si accontenterebbe di un tetto. Poveri in crescita anche a Selargius, Sinnai e Quartucciu. Roberto Carrus è stremato: “Noi volontari li aiutiamo ma le istituzioni politiche sono indifferenti. Abbiamo tutti Facebook e WhatsApp ma la pandemia non ci ha insegnato nulla: zero socialità”


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“È normale nel 2022 avere come unico rifugio le macerie di un capanno?”. Roberto Carrus lo chiede e la sua non è una domanda retorica, perchè mentre parla traspare, dal suo tono di voce, amarezza e tristezza. Lui è il presidente di una delle associazioni , la Amici della Strada Sardegna, che, spalleggiate dalla Caritas, “e per fortuna che c’è almeno lei”, ogni notte escono per dare conforto, cibo, coperte e medicinali ai tanti poveri. Tanti perchè tra Cagliari e hinterland sono aumentati: “Solo noi ne seguiamo una cinquantina, qualche mese fa erano poco più della metà”. Vanno con le torce, spesso, a trovarli sotto coperte zuppe d’acqua e sporche, giacigli di fortuna tra le aiuole e, in un caso, “sotto pezzi di plastica e altri materiali di fortuna di un capanno che non c’è più e del quale rimangono le macerie”. Chi vive lì sotto, al confine tra Cagliari e Pirri, non ha un tetto da anni: “Le sue condizioni fisiche sono preoccupanti, cammina tutto incurvato. Le istituzioni sono freddamente indifferenti, i Comuni non ci domandano se ci possa servire qualcosa per alleviare le sofferenze di questi nostri fratelli. Abbiamo tutti WhatsApp e Facebook, siamo super connessi ma non socialmente. La socialità è pari a zero”. Carrus ha scritto una lunga lettera di sfogo, pubblica, che trovate di seguito.
“Oggi la nostra società, la società post pandemia, affronta il fenomeno dell’indifferenza sociale. Sembrerebbe che la pandemia non ci abbia insegnato nulla. L’indifferenza mette a repentaglio le sorti dell’umanità perché nessuno si salva da solo, la condivisione è l’unica strada da percorrere per ottenere la salvezza. Gli atteggiamenti degli uomini della società odierna sono quelli di girarsi dall’altra parte, di chiudere gli occhi per non vedere, di scansarsi per non vedere i problemi degli altri perché ho già i miei problemi di cui occuparmi.  È invece fondamentale essere vicino ai più deboli, ai più bisognosi a chi affronta dei periodi di smarrimento è il far del bene agli altri, donare senza pretendere nulla in cambio Siamo ricchi in termini economici ma in termini affettivi siamo poveri, siamo poveri in termini di solidarietà, molto più poveri di quando il nostro Paese non aveva prosperità economica I concetti di misericordia, di cura del prossimo, dove sono finiti?   Dovremmo ricordarci più spesso che la vera nemica della pace non è la guerra ma è l’indifferenza. Dovremmo vincere l’indifferenza che ci circonda e conquistare la pace. . Un combattimento spirituale che risiede nel cuore umano. Sono gli uomini che devono coltivare la pace giorno dopo giorno con le loro azioni quotidiane, solo in questo modo possiamo debellare l’indifferenza e di conseguenza la guerra per avere un paese ed un futuro migliore da lasciare ai nostri  figli Il risultato dell’indifferenza è quello di creare esclusivamente barriere, chiusure, sospetti e paure. Apriamo il cuore per sconfiggere l’indifferenza ed accogliere la solidarietà. Anche oggi giorno dell’Immacolata ci siamo mossi per aiutare i nostri fratelli e sorelle in difficoltà. Ci aspettavano, avevano fame ed avevano bisogno di parlare e noi eravamo lì”.


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