Tenuto in schiavitù per tre anni, dal 2020 a dicembre 2023, quando è riuscito a fuggire grazie all’aiuto della sorella, che aveva notato che non rispondeva più al telefono. Ed è bastato vedere il suo corpo, quasi tutto sfigurato, perchè le parole fossero quasi un surplus: un quarantacinquenne, servo pastore, finito a lavorare senza contratto per una coppia che l’ha fatto vivere in un capanno fatiscente, tra il tanfo e la sporcizia di una porcilaia e di un rifugio per cavalli, nelle campagne di Villasor. I suoi aguzzini, stando alle indagini svolte, sono il 45enne pregiudicato Giuseppe Dessì e la compagna Valentina Littera, di 35 anni, sono stati arrestati al termine di lunghe indagini dai carabinieri della stazione di Villasor insieme ai loro colleghi della compagnia di Sanluri e allo squadrone eliportato dei cacciatori dei carabinieri di Abbasanta: lui è stato rinchiuso nel carcere di Uta, lei è finita ai domiciliari. Le accuse dalle quali devono difendersi sono pesantissime: lesioni gravissime e riduzione in schiavitù.
Dalle indagini è emersa la lunga scia di violenza: il 45enne è stato picchiato, spesso a mani nude o con attrezzi agricoli, molte parti del suo corpo sono state bruciate con una fiamma ossidrica. L’arresto della coppia risale a sabato. Dopo essere stato portato nel carcere di Uta, stando a quanto trapela, Dessì è stato poi trasferito all’ospedale Brotzu per dei controlli ed esami, piantonato continuamente dagli agenti penitenziari. E proprio dall’ospedale, salvo modifiche, mercoledì mattina sarà svolta, a distanza e in presenza del suo legale, l’udienza di convalida.










