“Da aprile non è più possibile inserire il TFR nella busta paga degli assistenti familiari, ma la Regione non ha ancora fornito alcuna linea guida per gestire le nuove modalità di accantonamento. Si stanno scaricando sulle famiglie responsabilità contabili e legali che non possono sostenere. È una situazione inaccettabile.”
A denunciarlo è il consigliere regionale Alessandro Sorgia, che lancia l’allarme sulle pesanti ricadute della recente nota dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che ha dichiarato illegittima la prassi dell’anticipazione mensile del TFR, anche nel lavoro domestico, compresi colf, badanti e assistenti familiari.
“Parliamo di migliaia di famiglie in Sardegna – spiega Sorgia – che gestiscono i progetti di assistenza finanziati dalla Regione attraverso i Piani personalizzati della Legge 162/98 e il programma Ritornare a casa plus. La normativa nazionale è chiara, ma la Regione non ha ancora fornito alcuna indicazione. Il risultato? Confusione totale e rischi altissimi per chi agisce in buona fede.”
Il problema riguarda la rendicontazione: le risorse regionali non prevedono accantonamenti del TFR né forme di anticipazione diverse dalla liquidazione mensile, ora non più consentita. “Chi continua a versarlo mensilmente rischia di dover restituire i fondi – avverte Sorgia – chi non lo versa, dovrà pagarlo tutto in un’unica soluzione a fine contratto, senza copertura pubblica.”
Sotto accusa è il mancato intervento della Regione, che avrebbe dovuto aggiornare prontamente le linee guida per aiutare Comuni, famiglie e operatori a gestire il cambiamento. “I Comuni si trovano spiazzati, le famiglie sono abbandonate, i lavoratori rischiano di perdere un diritto. Non possiamo permettere che l’assistenza domiciliare crolli per colpa dell’inerzia della Giunta.”
Sorgia ha depositato un’interrogazione per chiedere l’immediata adozione di direttive regionali che: chiariscano le nuove modalità di gestione del TFR; garantiscano la copertura economica degli accantonamenti; tutelino famiglie, lavoratori e amministrazioni locali da contenziosi o irregolarità.
“Si tratta di persone fragili, spesso in condizioni di grave disabilità, che hanno diritto a un’assistenza continua, regolare e sicura. La Regione non può rimanere a guardare. Serve un intervento chiaro, urgente e risolutivo.”













