Pensionati sardi tra pensioni che non bastano più e bollette salate: “Senza soldi a fine mese e costretti a comprare meno cibo”

Il mercato di San Benedetto a Cagliari crocevia di storie di difficoltà e nuove restrizioni non legate al Covid ma al portafoglio. Ignazio Cogodi, 79enne di Mandas: “1100 euro di pensione, non riesco più a mettere niente da parte: dopo una dura vita da muratore rinuncio anche al bar”. Roberto Porcu, 73enne cagliaritano: “Benzina e bollette troppo care, stanno facendo speculazioni. Aumenti folli per verdura e pesce, a metà mese il mercato è quasi vuoto: segno che i soldi finiscono presto, tanti miei ex colleghi hanno difficoltà a comprarsi le medicine”. GUARDATE le VIDEO INTERVISTE


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La fame si avvicina, per i pensionati sardi. E, se molti non possono più permettersi di acquistare medicine, per cercare sempre più disperatamente di fare quadrare i conti c’è chi ha tagliato tutti gli “sfizi” dopo decenni di duro lavoro e chi ha diminuito nettamente gli acquisti dei prodotti non essenziali. Il mercato civico di San Benedetto, a Cagliari, è il termometro perfetto per misurare la situazione. Da angoscia, per non utilizzare termini più forti. Ci sono pensioni che evaporano come l’acqua nel deserto, e chi ormai ha i capelli bianchi e si tiene in contatto con gli ex colleghi di lavoro scopre, dalla loro viva voce, che le difficoltà sono diventate, ormai, emergenze. Ignazio Cogodi ha 79 anni, è di Mandas e, per tantissimo tempo, ha lavorato come muratore, anche in Francia: “Ho accompagnato mia figlia per fare la spesa. Non prendo nessuna medicina, spero di non averne mai bisogno, ma i prezzi sono diventati altissimi, non si vive più. Tra cibo, bollette e benzina se ne va via la pensione di 1100 euro, spariscono tutti. Prima riuscivo a mettere qualcosa da parte, ora non più. I miei figli, grazie a Dio, lavorano. Ho un uliveto e un vigneto, devo fare delle rinunce: non vado al bar o nelle pizzerie, rinuncio a tutto”.
Roberto Porcu ha 72 anni e ha lavorato come funzionario regionale a Cagliari: “C’è crisi e i prezzi sono troppo alti. Di alcuni non si capisce il perchè: vanno bene la pandemia e la guerra ma c’è qualcosa che non dipende da questi fattori. Per adesso non rinuncio alle medicine, ma alcuni miei ex colleghi hanno questo problema, ed è molto evidente”, racconta. “E anche chi sta ancora lavorando, sia nel pubblico sia nel privato, subisce la morsa degli aumenti. Per il cibo spendo poco, scelgo più la qualità. Gli aumenti? La benzina, non comprendo l’aumento ed è certamente una speculazione evidente che va a premiare gli imprenditori. Non appartengo alla sua parte politica, però il presidente del Friuli Massimiliano Fedriga ha abbassato le accise regionali e ha dato un segnale forte. Sul cibo gli aumenti maggiori sono sul pane, sulle verdure. Anche il pesce, non c’è più nemmeno la scelta di una volta. Merluzzo, orate e calamari costano anche quattro o cinque euro in più. A lungo andare lo eviti, la pensione sta ancora bastando anche se c’è stato un aumento del costo dell’Inps. Mi sono accorto che, a metà mese, il mercato è quasi vuoto: può essere solo legata al fatto che molti esauriscono pensione o stipendio a metà mese. Se uno deve anche curarsi deve scegliere tra le cure e il mangiare”.


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