di Fabio Leo
“Il viaggio della speranza”. Non più di una settimana fa abbiamo raccontato l’odissea della studentessa pendolare Alice, costretta a fare i conti con bus ridotti all’osso e sovraffollati, ma a ben vedere, cambiando l’ordine dei ‘mezzi’ il risultato non cambia. A lamentare una consuetudine di certo poco carina, sono oggi i pendolari che quotidianamente si recano nel capoluogo attraverso il servizio ferroviario. La tratta incriminata è la San Gavino-Cagliari, il problema? I soliti disservizi. La situazione di chi è solito utilizzare il treno per raggiungere il luogo di lavoro o di studio, infatti, è se vogliamo ancor più complicata e travagliata.
VIAGGIATORI INSCATOLATI. Tra improvvise soppressioni, viaggiatori ammassati e ‘posti a sedere’ solo per i più fortunati, ecco che se di Odissea si parlava in riferimento al trasporto pubblico su gomma, qui siamo alla condanna ad un girone infernale di dantesca memoria. “Anche oggi treno ridotto di un vagone e non ci stiamo più neanche in piedi, peggio degli animali condotti al macello”, denuncia il giovane Antonio Farina di Sanluri Stato. Il parallelismo di Antonio rende chiaramente l’idea, ma non è certo l’unico dei problemi: “Due soli vagoni, quando va di lusso, per centinaia di pendolari che per non cadere sono costretti a reggersi l’un l’altro – racconta Farina – impossibilitati addirittura a reggersi sulle apposite ‘maniglie’ per evitare un antipatico effetto domino, con il serio rischio di procurarsi dei danni”. E se in molti si sono oramai rassegnati all’idea di un viaggio in piedi, c’è addirittura a chi pare andare decisamente peggio: “La cosa più antipatica è assistere a scene che un paese civile non può e non deve accettare – prosegue Antonio – in diverse occasioni siamo stati costretti a sostare nei punti di congiunzione tra un vagone e l’altro, arrivando a destinazione con il naso nero dai fumi di scarico che penetrano all’interno, inconcepibile!”. E se da un lato c’è chi, nonostante tutto, può ritenersi fortunato, riuscendo nella vera e propria tribolata impresa di raggiungere la destinazione, dall’altro, in tanti debbono fare i conti con le consuete soppressioni: “Non solo i servizi sono sempre più in peggioramento, i vagoni sono sempre più sporchi e in certi casi il sovraffollamento risulta al limite della sopportazione – ha concluso Farina – noi pendolari, dopo una giornata di lavoro o di studio, dobbiamo incredibilmente fare i conti anche con immancabili ed estenuanti ritardi, o peggio ancora con linee soppresse inspiegabilmente a pochi minuti dall’orario di partenza”. La voce di Antonio, forse la più coraggiosa, si vede costantemente rimbalzata da muri di gomma di chi è solito fare orecchie da mercante. La situazione è stata sollevata in diverse occasioni, la riposta però continua a farsi attendere. Forse troppo, per chi quotidianamente come lui, non solo usufruisce di un servizio precario, ma regolarmente paga (e neppure poco) un tagliando che di garantito pare aver sempre meno.











