di Paolo Rapeanu
Elio Casu ha settantuno anni, da quaranta vive nel Corso Vittorio, nel tratto pedonalizzato dal Comune. Le sue lamentele per i decibel e il rumore? Sono all’ordine del giorno: meglio, della notte: “Impossibile dormire o lasciare le finestre aperte, e ho pure i doppi vetri. Dal giovedì alla domenica notte siamo invasi da persone che fanno chiasso e sporcano, le mattine i cassonetti sono stracolmi. I ragazzi si sbronzano e si eccitano nei locali, urlando a non finire”, dice il 71enne. “Sono morti tutti i negozi classici, ormai ci sono quelli della ristorazione e basta. Dal Comune non c’è nessun tipo di controllo, e Stampace si sta svuotando dei suoi residenti storici, sta perdendo la sua reale fisionomia”.
La moida c’è ovunque, porta guadagno e attira turisti. Non per Casu: “È una moda, prima c’era quella di piazza Yenne, adesso sta volando il Corso Vittorio. Gli immobili, qui, stanno perdendo di valore. Non voglio andarmene ma voglio rimanere e combattere contro questa forma di violenza che si sta facendo al mio quartiere”.











