Igor Sollai, il 43enne reo confesso dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della moglie Francesca Deidda, sarà processato a partire da domani 26 febbraio in corte d’assise a Cagliari con giudizio immediato. “Non sappiamo ancora se lui sarà presente in aula, non ha ancora deciso”, dicono i legali di Sollai Carlo Demurtas e Laura Pirarba. “Domani nella prima udienza sarà verificata la regolarità delle notifiche e verranno calendarizzate le udienze dai giudici della corte d’assise. Sarà un’udienza tecnica”.
Per quanto riguarda la durata del processo, i tempi saranno presumibilmente rapidi: probabilmente si arriverà a sentenza prima dell’estate.
Infine, per quanto riguarda l’utilizzo di testimoni, Demurtas e Pirarba spiegano che sarà deciso durante lo svolgimento del processo, anche in base alle richieste delle altre parti.
Il fatto risale al maggio 2024, quando Francesca, 42 anni, fu brutalmente ammazzata con numerosi colpi di martello nella sua abitazione a San Sperate. Il corpo della vittima venne ritrovato solo il 18 luglio, in un borsone abbandonato nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.
La decisione di fissare il giudizio immediato è stata presa dalla giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cagliari, Ermengarda Ferrarese, che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Marco Cocco. Il giudizio immediato, un procedimento penale speciale, si applica quando c’è una chiara evidenza della colpevolezza dell’imputato e consente di procedere direttamente al dibattimento, senza passare per l’udienza preliminare, e senza vantaggi premiali per l’imputato.
Sollai, che attualmente si trova detenuto nel carcere di Uta, aveva confessato l’omicidio nel cuore della notte, durante un lungo interrogatorio avvenuto il 22 novembre scorso, dopo averlo negato per mesi tanto da scrivere una lettera al fratello di Francesca per ribadire la sua innocenza e chiedergli un incontro. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’uomo avrebbe ucciso la moglie per motivi economici, legati a una polizza sulla vita che avrebbe voluto incassare e alla piena proprietà della casa. La difesa, rappresentata dagli avvocati Laura Pirarba e Carlo Demurtas, ha invece escluso la premeditazione, sostenendo la tesi del raptus durante una accesa discussione.










