Un bidone di olio di girasole? “Da nove a quattordici euro”. Un chilo di pecorino o caprino? “Cinquanta centesimi in più”. Per non parlare di “pesce, carne, farine e pasta”. Rialzi ovunque per quanto riguarda materie prime e prodotti di largo utilizzo nella ristorazione, e mangiare a Cagliari costa, ovviamente, di più. I ristoratori fanno i prezzi, ritoccati per far quadrare i conti, in un periodo dove le mazzate arrivano dalle bollette della luce, dal caro benzina, dalla guerra in Ucraina e dagli strascichi del Covid. L’olio arriva dall’estero, il formaggio dagli allevamenti sardi: i rialzi però non guardano i confini geografici. A spiegarlo bene è Roberto Piccardi, uno dei tanti agenti che si occupano di fare consegne ai ristoratori: “È aumentato tutto. Dall’olio ai formaggi ai salumi”. Gli esempi legati agli oli? “Di girasole o di arachidi” non fa differenza, “li prendiamo dall’Ucraina e, causa guerra, costano di più”. Da 9 a 14 euro per una tanica da cinque litri, come conferma Piccardi: “E il caprino e il pecorino, formaggi sardi, li paghiamo anche mezzo euro in più al chilo. E costa molto di più esportarli, per il caro gasolio”. Rincari, quindi, che portano i ristoratori a dover ritoccare i prezzi: “Una porzione di lasagne o di parmigiana ora costa sette euro, prima cinque”, afferma Paolo Marongiu, titolare di una paninoteca in via Tuveri. “Qualche altro prezzo lo sto tenendo fermo, cerco ancora di resistere”. Ma chissà per quanto.
Olio, ma anche “farine, carne e pesce”, ecco i prodotti più cari che si è trovato a dover acquistare Mauro Trudu, a capo di una paninoteca a San Benedetto: “Trasporti più cari, ma ci sono anche altre difficoltà. Soprattutto con l’estero e con le dogane”, spiega. Costi maggiorati, i 5 euro in più per l’olio? “Purtroppo è vero, per fortuna ho stretto accordi con una ditta che mi paga l’olio esausto anche al doppio rispetto a prima, così posso risparmiare. Ma è vero, i prezzi sono aumentati e bisogna trovare soluzioni. Lamentarsi, di sicuro, non ci permetterà di abbassare i prezzi”. Gli affari, già da mesi, sono calati per tutti i ristoratori. E, dovendo ritoccare i listini, la paura è che, proprio a pochi giorni dalle prime “liberazioni” post green pass, la maggior parte dei loro tavoli continuino a restare desolatamente vuoti.









