Via il numero chiuso da Medicina per avere più camici bianchi negli ospedali. E’ la ricetta di Solinas e Nieddu per salvare il sistema sanitario regionale dal collasso. Ma potrebbe non bastare. Secondo Luca Saba, preside della Facoltà di Medicina a Cagliari, i professionisti non vanno solo formati, ma vanno anche trattenuti in Sardegna. Ed per bloccare le fughe in Francia o in Inghilterra serve investire negli incentivi per le sedi periferiche.
“Il problema è ampio, il numero chiuso per la facoltà di Medicina è frutto di una valutazione di carattere nazionale”, spiega Saba, “nasce come meccanismo per garantire la massima formazione e la qualità di formazione, sapendo che per farlo ci vogliono risorse: perché la formazione di un medico richiede una certa quantità di tempo, 10 anni, ed è un qualcosa di oneroso. Pertanto con una programmazione concordata tra Stato e Regione si possono aumentare i numeri. Però alla fine si formano professionisti che si affacciano in un mercato internazionale. Ci sono medici che vanno in Francia e o in Inghilterra. Ora”, aggiunge, “i numeri possono crescere se c’è uno sforzo coordinato per farli crescere. Ma non è solo un problema di formare professionisti sanitari, occorre anche trattenerli. Gli incentivi per le sedi periferiche ad esempio sono strumenti già adottati altrove e in altre regioni hanno funzionato. O ancora: serve lavorare nell’ambito nel contratto collettivo nazionale. Ci sono azioni che nel medio periodo possono migliorare il sistema sanitario: occorre investire e rendere per i medici più vantaggioso andare in sedi periferiche, come gli incentivi che rendono per rendere più flessibili alcuni aspetti in termini di valorizzazione economica”.












