Non c’è più posto per sceriffi nella politica western cagliaritana

Analisi di una sconfitta, l’ennesima, per Massimo Zedda che aveva difeso sino all’ultimo la Crivellenti


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Le ultime vicende della politica sarda dimostrano che non è più tempo di sceriffi: la settimana più calda va in archivio non solo con gli arresti di Mario Diana e di Carlo Sanjust, ma anche con la più grande sconfitta di Massimo Zedda. Il Tar che in un colpo solo annulla la nomina di Marcella Crivellenti e riabilita Giorgio Baggiani, dimostra quanto il sindaco di Cagliari abbia compiuto sul teatro Lirico un clamoroso autogol che lo ha allontanato dalla città. Zedda è passato dalla gloria mediatica di quando acquistava a sue spese l’abbonamento al Lirico, nei giorni subito dopo l’elezione, alla polvere di una sentenza che potrebbe essere decisiva anche per il suo partito alle prossime elezioni regionali. La Cultura si conferma il tallone d’Achille di questa legislatura, ma c’è un aspetto della sentenza che colpisce più degli altri: i giudici non hanno bocciato la Crivellenti perché non avesse i titoli per fare la Sovrintendente, hanno bocciato proprio la decisione semi solitaria di Zedda. Va detto che su questa vicenda da subito Il Pd si era smarcato, dichiarandosi contrario alla scelta sia nel merito che nel metodo. E a questo punto è Zedda ad essere fortemente indebolito- non solo dall’inchiesta giudiziaria che lo vede indagato- e la sua unica salvezza può essere coinvolgere da subito il Pd in giunta per tentare in due anni una faticosa risalita. Perché il nome del prossimo sindaco sembra già scritto e – si accettano scommesse- sarà Piergiorgio Massidda.

Ma intanto qui Zedda deve salvare il salvabile: ad esempio dovrebbe spiegare perché nominò in tutta fretta il fotografo Cabras, amico della Puggioni, all’interno del cda che non aveva nessuna intenzione di avallare la nomina della Crivellenti. Se poi fosse vero che a raccomandarla era stato davvero Gianni Letta, beh Zedda dovrebbe spiegare anche perché ascolta i consigli dei suoi partiti avversari.   In ogni caso, la figuraccia è servita. E fa bene Zedda ad avere”piena fiducia nella magistratura”, vista l’aria che tira in consiglio regionale anche durante la sua legislatura. Ma qui c’è una città che è stata divisa da scelte sbagliate, dalla Parentopoli della scuola civica di musica e dalle guerre intestine del teatro Lirico. Un brutto segno:si comincia a sentire in città addirittura qualcuno che rimpiange Emilio Floris. “Ora tocca a noi”, giurava in campagna elettorale. Poi è toccato allo sceriffo, in una politica cagliaritana sempre più western. E Massimo Zedda si scopre un politico terribilmente solo nella città dove in tanti sono pentiti di averlo votato.