“In un anno le persone recluse nelle carceri della Sardegna sono aumentate di 221 unità mentre i posti letto sono diminuiti perché alcune sezioni degli Istituti sono chiuse per lavori e 300 posti sono liberi nelle Colonie Penali. I detenuti erano 2.068 al 31 luglio 2016; sono diventati 2.289. Particolarmente significativo il dato degli stranieri passati nello stesso periodo da 452 a 676 (+124), lievitando dal 22,3% al 29,5%. Sono numeri che fanno riflettere anche perché dentro le strutture detentive ci sono 379 ristretti non definitivi 194 dei quali in attesa di primo giudizio”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, con riferimento ai dati diffusi dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che documentano la realtà delle carceri in Sardegna al 31 luglio.
“La Sardegna – sottolinea – presenta un quadro molto problematico per il non adeguato numero di Agenti della Polizia Penitenziaria ma anche per le gravi carenze di amministrativi ed educatori. Le tabelle ministeriali evidenziano un “abbandono” delle carceri isolane. Insufficienti i Direttori, spesso solo in 4 per far fronte alla situazione di 10 Istituti, con il record del dott. Marco Porcu responsabile di 2 Case di Reclusione all’aperto, della Casa Circondariale di Cagliari-Uta nonché dell’Ufficio del “Contenzioso” nel Provveditorato. La carenza di amministrativi, spina dorsale degli Istituti, ammonta a 80 unità, 20 in meno sono gli Educatori e oltre 300 gli Agenti”.
“Poter garantire le attività trattamentali ai detenuti con assenze così gravi – osserva ancora la presidente di SDR – risulta assai difficile. Molto spesso i reclusi rischiano di restare in cella 20 ore su 24 con negative e pericolose conseguenze soprattutto in presenza di disturbi psichici e tossicodipendenze. Le condizioni non sono migliori nelle strutture penitenziarie destinate all’alta sicurezza e nelle sezioni AS di Nuoro e Cagliari. Oltre il limite regolamentare risultano gli Istituti di Cagliari-Uta (618 ristretti per 563 posti letto); Lanusei (43 per 33); Oristano-Massana (279 per 260) e Tempio (172 per 167). La percentuale di più alta di stranieri si registra a Mamone-Lodé con l’80,5%”.
“Chiedere un’attenzione maggiore da parte del Ministero e del Dipartimento – conclude Caligaris – ha lo scopo esclusivo di garantire pari opportunità per chi lavora e per chi deve scontare la pena secondo il dettato della legge e della Costituzione”.












