Di Paolo Rapeanu
La Sardegna “ha la più alta media di poveri tra tutte le regioni italiane. Stiamo vivendo una situazione difficile, dobbiamo mettere in pratica i valori della condivisione e dell’aiuto”. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, lancia un sos grande come una casa. Molti, anzi, troppi sardi trascorrono quello che dovrebbe essere il giorno più magico dell’anno nel vortice della povertà. “Una situazione ormai pesante e preoccupante”, riconosce Miglio, “alle porte delle nostre parrocchie bussano cittadini di tutte le fasce d’età. Dai giovani agli anziani, questi ultimi soli” e con pensioni, spesso, da fame. Fame vera.
E Miglio “chiama” a raduno quel settore della società che, numeri alla mano, non riesce a garantire un cambio di rotta e una diminuzione della povertà nell’Isola: “Le istituzioni, che vanno aiutate, non dobbiamo scoraggiarci, il lamento non aiuta”. Le cosiddette “guerre tra poveri” non sono più posizionate dietro il classico “angolo”, ma sono ben visibili. Il tema è quello dei migranti, visti da una parte dei sardi come dei possibili “ladri” del poco lavoro che c’è. Il numero uno della Chiesa cagliaritana è netto: “Le radici dell’odio sono dentro ognuno di noi e possono scatenarsi in qualsiasi direzione e qualunque momento. Si tratta di un tumore che dobbiamo curare”.










