Il suo corpo riposa al cimitero di Quartu da mesi. Quasi otto, per l’esattezza: Sandro Deidda, 39 anni, è stato trovato morto nella sua cella. Era il 2 luglio 2021, l’uomo stava scontando una condanna per maltrattamenti in famiglia. Ad avvisare la madre, Elena Angioni, è stato uno dei responsabili della struttura: “Una telefonata, nulla di più. Mi è stato detto che erano molto dispiaciuti ma che Sandro era stato trovato morto”. Un dramma? Una morte naturale? O c’è altro sotto? A otto mesi di distanza è impossibile saperlo. La donna si è rivolta ad un avvocato, ancora prima la procura della Repubblica di Cagliari ha aperto un procedimento penale contro ignoti e il pm ha disposto un’autopsia sul copro di Deidda, conferendo l’incarico a un medico legale e ad un anatomopatologo. L’impegno era quello di depositare una consulenza tecnica: “Entro novanta giorni”. Quei documenti, però, non sono mai arrivati. Mai prodotti, forse. Di sicuro, non sono stati mai visti dalla madre e dall’avvocato Andrea Piredda: “Nonostante i miei solleciti, la consulenza dei due medici nominati dalla procura non è ancora stata depositata. Di conseguenza, a distanza di ben 8 mesi dal decesso, ancora non conosciamo le cause della morte di Sandro Deidda. Credo che la morte di un figlio sia il dolore più grande per un genitore e trovo profondamente ingiusto e inumano che lo Stato non sia stato ancora in grado di fornire tale risposta alla mia assistita”.
E lei, Elena Angioni, si consuma sempre di più ogni giorno che passa: “Voglio che mi dicano cos’è successo a mio figlio. Aveva trascorso un periodo in carcere nel Lazio, poi era tornato a casa, vivevamo insieme, prima di essere portato a Uta. I giorni passano e nessuno mi dice la verità”. Secondo dopo secondo, la voce della donna diventa sempre più flebile: il suo Sandro non c’è più, spesso va a trovarlo al cimitero per mettere un fiore sopra la sua bara. Ma, a otto mesi di distanza, non sa perchè non potrà più riabbracciarlo.









