Una famiglia distrutta dal dolore. Il fratello Svetoslav, la moglie Milena e i suoi due figli piccoli, chiusi ancora nell’incredulità per la morte di Ivan Hristozov, l’operaio bulgaro di 38 anni rimasto schiacciato, ieri, dalla cabina del camion che stava riparando in viale Elmas a Cagliari. Una morte sul lavoro, sì, perchè Ivan stava effettuando una riparazione su quel furgone che, insieme al fratello, era solito utilizzare per la loro attività di import ed export di automobili. E Svetoslav è stato il primo a prestargli soccorso: “Sì, ero lì”, conferma. Era arrivato in Sardegna diciassette anni fa, insieme a Milena, trovando casa a Quartucciu, a poca distanza da Selargius, dove invece vive Svetoslav. Una vita tranquilla, scandita dagli impegni di lavoro, che è stata stravolta totalmente in una tarda mattinata di dicembre. “Lo seppelliremo nella sua Bulgaria, domani riavremo il suo corpo e ci stiamo già organizzando per riportarlo dove è nato”, dice il fratello di Ivan, mentre cerca in tutti i modi di consolare la moglie. Lei ha solo la forza di dire che “non abbiamo bisogno di aiuti, continuerò ad andare avanti per mio marito”. Poche parole in videochiamata, le lacrime rigano ancora il suo volto e lei, dopo aver riabbracciato il cognato, torna a rinchiudersi nel suo dolore.
Stando a quanto si apprende, oggi c’è stata l’autopsia. Già ieri, ad un primo esame, erano stati notati lo schiacciamento del torace e della testa: “Dire qualsiasi cosa, adesso, ormai, è inutile”, prosegue il fratello del trentottenne, “le parole non contano più. Prima di riportarlo in Bulgaria ci organizzeremo per fargli dare, qui, un ultimo saluto”. Ce n’è solo una, da rimarcare: tragedia. Quella che è avvenuta nel piazzare di un’autofficina e che ha strappato ai suoi cari un lavoratore straniero che, tra Cagliari e Quartucciu, aveva garantito serenità e tranquillità ai suoi cari, lavorando ogni giorno sodo per portare il pane a casa.











