Monserrato – Casa Campidanese “Lai – Atzeni”, il museo che, anch’esso, risente delle conseguenze legate alla pandemia in corso: a Radio Casteddu Paolo Lai spiega le difficoltà del momento.
Da un anno i portoni della casa – museo sono chiusi ai visitatori.
La bellissima struttura, un vero e proprio gioiello della cultura e della tradizione sarda, risale al 1917, e ciò che si trova al suo interno è tutto originale, mura comprese, realizzate con l’antico metodo del fango e della paglia e il tetto è in canne.
Nessun aiuto previsto per questa famiglia che regala un tuffo nel passato a chiunque varca la soglia dell’abitazione.
“Noi non siamo una associazione, siamo una semplice famiglia che, anche grazie all’ausilio della mia compagna Francesca, porta avanti la conduzione della casa campidanese. Non abbiamo mai chiesto un aiuto in questi mesi”, e per sostegno, in questo caso si intende la tutela del prezioso bene storico che custodiscono e condividono. Ogni volta che i visitatori sono stati accolti non c’è mai stata una biglietteria, bensi ricchi cimeli che testimoniano vita e usanze dei nostri avi. “Noi viaggiamo grazie alle offerte che ci vengono donate” da chi, a fine tour all’interno di stanze e cortili, immersi nelle arti e nei mestieri narrati sapientemente dal padre di Paolo Lai che ha vissuto in questa casa e ha deciso, poi, di custodirla come un museo, offre un contributo.
“Da parte del comune, nel 2019, abbiamo avuto un piccolo contributo” ma le spese di manutenzione sono veramente tante. “Il nostro intento è di farci conoscere in tutto il territorio sardo affinche le nostre tradizioni non si disperdano”, un unione di intenti tra tutti gli amministratori della città metropolitana, insomma, affinché si possa andare avanti con questo progetto “perché è un impegno molto gravoso”.
Risentite qui l’intervista di Paolo Rapeanu e Gigi Garau a Paolo Lai
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