La bara entra in un silenzio surreale, molte teste sono chine e c’è chi indossa gli occhiali da sole, in via Seneca, per nascondere le lacrime. Monserrato dice addio ad Enrico Spiga, il quarantunenne morto dopo quasi un giorno di coma al Brotzu in seguito al terrible schianto avvenuto quattro giorni fa sulla Ss 387 al bivio per Selargius. La famiglia ha deciso di donare i suoi organi, un gesto bellissimo che consentirà ad altre persone di vivere. La chiesa di San Giovanni Battista de La Salle è piena per l’ultimo saluto a Spiga. Rose bianche, tante rose bianche sopra e accanto alla bara, e un lungo nastro con una sola parola: “Alessandro”, il nome del fratello minore del 41enne, presente a bordo dell’auto al momento dell’incidente e che, per fortuna, si è salvato. Il parroco, durante l’omelia, utilizza tutte le parole possibili per lenire il dolore della madre, dei parenti e degli amici del manovale: “Ho solo 23 anni ma ho già dovuto celebrare molti funerali. Ogni volta la domanda è la stessa: esiste una spiegazione? No, ma possiamo sicuramente trovare supporto e conforto nelle parole di Gesù, lui è il nostro amico che ha avuto un destino simile a quello di Enrico, visto che anche lui è morto giovane”. Tanta commozione tra i presenti, sia prima sia dopo il funerale.
Nella prima bancata c’è la madre di Enrico Spiga, Emanuela: “Mio figlio era bellissimo, il mio guerriero”, ripete a più di una persona che la abbraccia e cerca di consolarla. Enrico Spiga riposerà in eterno nel cimitero di Monserrato, la città che gli ha dato i natali prima del suo trasferimento nella vicina Selargius.









