Monserrato, contro la presenza della pornostar alla festa anche il prete dice la sua: “Non è opportuno. Egli stesso soffre delle debolezze del suo popolo e per questo, con compassione, senza sentirsi migliore degli altri, sa dire di no quando è necessario”. Intanto prosegue la protesta del comitato dei cittadini che proprio non accetta la Smeraldi come guest star: “Vogliamo sapere le motivazioni per aver accettato, per un evento aperto a bambini, adulti, famiglie e anziani, questa figura. L’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza è a conoscenza di tutto questo?”.
Non cessano le polemiche sulla partecipazione della diva dell’eros prevista per un evento pubblico all’arena grandi eventi, la preoccupazione maggiore è dettata dall’esempio che potrebbe trasmettere soprattutto alle nuove generazioni. Anche il parroco, attraverso un post Facebook, ha espresso la sua: non cita assolutamente la ragazza di Cagliari che nella sua professione è considerata tra le migliori, ma il riferimento alla vicenda è palese: “Il prete non è il censore di una comunità, ma un padre che sa riconoscere cosa è dannoso per i figli che gli sono affidati e, senza giudizio, sa dire anche: non è opportuno! Egli stesso soffre delle debolezze del suo popolo e per questo, con compassione, senza sentirsi migliore degli altri, sa dire di no quando è necessario. Non amministra un bene pubblico per consenso mediatico, ma un bene eterno per mandato divino e questo lo rende sicuro dinanzi all’impopolarità. Intelligenti pauca”.
La questione ha varcato anche i confini della città, tra i tanti che hanno espresso la propria riflessione spunta quella di un educatore che si prodiga per i giovani di Capoterra: “Sappiamo tutti che il mercato dell’hard fattura cifre da capogiro e che molti fruitori del prodotto sono giovani e giovanissimi. Sappiamo anche (da autorevoli studi) che la dipendenza da porno tra i giovani tocca punte allarmanti. Sappiamo ancora che esistono danni al SNC generati dall esposizione fino – nei casi più gravi – ad arrivare ad una vera e propria sindrome post traumatica. Mi viene poi un altra valutazione se penso alla situazione di molte donne finite nel circuito della pornografia in seguito a situazioni sociali e personali a dir poco drammatiche. Tante le domande che affollano la mia mente: questo tipo d’arte (se così vogliamo chiamarla) come influenza la visione della donna? Aiuta la lotta contro la mercificazione dei corpi? Insegna l’educazione emotiva dei giovani? Che vantaggio apporta alla lotta contro i maltrattamenti? Sono tante le perplessità. Del resto siamo figli del bunga bunga, della sessualizzazione precoce e della pseudo pornografia venduta come pubblicità con Rocco che dispensa allusioni sessuali in prima serata e a reti unificate divenuto oramai una star. Una società intrisa di sesso che però è contro l’educazione sessuale nelle scuole perché è un indecenza”.
E ancora: “Portare una pornostar per dare lustro a una comunità non tiene conto del fatto che stiamo ufficialmente sdoganando modelli certamente non adeguati. Moralismi e bacchettoni non c’entrano nulla e non si può portare ad un livello così banale una questione molto molto più complessa. Non si può risolvere la questione dando degli ipocriti e moralisti ad un gruppo di cittadini che con ammirevole spirito di responsabilità hanno pensato che magari si potesse optare per scelte più educative e costruttive. Queste persone meriterebbero molto più rispetto e riguardo anche perché hanno dimostrato una responsabilità e una volontà di partecipazione davvero ammirevoli”.











