Il mese più difficile, quello del boom di turisti in arrivo in Sardegna, inizia malissimo alla voce “sanità sarda”. Lunghe attese, operatori messi in croce e che fanno extra lunghissimi, ambulanze bloccate con dentro i pazienti che, certo, non possono essere lasciati solo il sole e i quaranta gradi che stanno martoriando da giorni la Sardegna. Numeri ancora impressionanti e voci, disperate, che si levano e che raggiungono, potenza del web, la nostra redazione. I malati si lamentano sopra le barelle, i volontari del 118 sono lì affianco a scrutare gli orizzonti. C’è quello della 554, offuscato dai piloni della metro, ma tant’è. “Siamo arrivati qui alle 8:30, dopo otto ore il paziente non è stato ancora visitato. È un ottantenne di Quartucciu, segnato come codice arancione, con vari problemi di salute”, racconta una volontaria che si fa portavoce del disagio suo e dei suoi colleghi. “Ci sono state anche tredici ambulanze in attesa, dalla centrale operativa sanno che poi non ci sono più mezzi per gli interventi”. Logico, “se siamo qui ad aspettare di andarcene. Abbiamo anche superato le ore del nostro turno e non possiamo avere il cambio”. Nel tardo pomeriggio il quadro del Policlinico di Monserrato è il seguente: due pazienti in codice rosso in visita, nove arancioni, cinque azzurri e due verdi. In attesa altre quindici persone, tre delle quali in codice arancione, quello subito dopo la tonalità più grave, quella rossa. “Ci dicono che non hanno spazio nemmeno dopo il triage per le barelle”, lamenta ancora la volontaria. Insomma, “il tempo passa ma non cambia nulla”. E chi potrebbe davvero fare qualcosa, la Regione, come urlano da anni in primis i sindacalisti, è ancora abbastanza latitante.
E non va meglio al Brotzu: un codice rosso sotto visita, poi 8 arancioni, tre azzurri e cinque verdi. Attendono di incontrare un dottore 14 malati, dei quali tre in codice bianco. Certo, potrebbero sicuramente rivolgersi al medico di famiglia o alla guardia medica, ma quello è un altro discorso. Andare in ospedale non è certo la volontà di nessuno, a meno che non sia masochista, ma appare difficile condannare chi, magari spinto dall’ansia o dal timore di avere qualcosa di grave, accetta di attendere tante ore prima di essere visitato. Protocolli a parte, c’è anche il fattore “umano” da non dimenticare. Chiude il cerchio il Santissima Trinità: sei pazienti in arrivo con le ambulanze, cinque sono arancioni, e ben trenta in attesa di visita: in 25 hanno un codice più grave di quello bianco. Intanto, oltre le porte del pronto soccorso, i dottori e gli infermieri sono alle prese con due malati gravi, nove un po’ meno e quattro con una “condizione stabile, assenza di rischio evolutivo e prestazioni”, comunque, “complesse”.










