Ventuno giorni senza acqua, con due bambini di due e sette anni. E’ successo a una famiglia di Monserrato, residente in vico Attilio Mereu 7, che lo scorso 27 febbraio si sono visti staccare l’acqua dagli operai di Abbanoa. “Con una piccola ruspa hanno tagliato il manto stradale fuori dal nostro portone e hanno tagliato il tubo dell’acqua – racconta Fabrizio Raccis, che vive in casa dei suoceri insieme alla moglie e i due figli – Senza pensare che avevamo due piccoli bambini, uno di due e una di sette anni, procurando enormi disagi a tutta la famiglia”. Oggi, dopo 20 giorni a secco , la decisione del giudice che ha disposto il riallaccio dell’acqua.
La vicenda. “A gennaio – spiega Raccis – mio suocero riceve due bollette di Abbanoa: una da novemila euro a nome suo, con i dati di un contatore inesistente, e un’altra da novemila e settecento con i dati di lettura del suo contatore ma con la via sbagliata. A quel punto è andato nella sede della società per far presente che i dati e gli importi delle letture erano sbagliati, ma gli è stato detto che in attesa di verificare la situazione era necessario pagare, poi in caso di errore i soldi sarebbero stati rimborsati. Cosa che mio suocero si è rifiutato di fare, e dopo essersi rivolto ad un avvocato Abbanoa è intervenuta staccandoci l’acqua”.
Oggi, 1quasi un mese dopo, il giudice dispone il riallaccio. “È incredibile provare cosa vuol dire essere privati di un bene comune e importante come l’acqua – racconta Raccis – Senza avere la possibilità di opporsi. Siamo stati davvero male, abbiamo avuto diversi disagi, abbiamo passato l’inferno. Per fortuna c’è stato il sostegno dai nostri rispettivi genitori, e una grande dimostrazione di solidarietà e generosità dai vicini di casa che ogni settimana ci hanno permesso di rifornirci di acqua con una pompa”. Tutto risolto quindi per la famiglia Raccis, ma continua la battaglia legale contro Abanoa. “Ora vedremo come andrà a finire con gli avvocati – aggiunge Fabrizio – noi abbiamo tutti i dati scritti”.












