“Mia mamma invalida ricoverata per 13 giorni all’ospedale a Cagliari: per colpa del Covid non ho potuto assisterla”

Le restrizioni continuano a bloccare la possibilità di restare insieme ai propri cari. Stefania Piras, di Selargius, accompagna la mamma, un’80enne con demenza vascolare, per due interventi: “Operata al femore e poi riportata all’ospedale per un’operazione in gastroenterologia. Non sono potuta restare con lei e, quando è tornata a casa, ho faticato per riabituarla a essere aiutata e seguita”


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L’emergenza Covid è quasi sparita a livello generale ma, poi, basta scendere un po’ nel particolare per rendersi conto che le restrizioni e le limitazioni, purtroppo, ci sono ancora. Un esempio? Gli ospedali. Come nel caso di Stefania Piras, 46enne di Selargius, usufruisce dei permessi lavorativi di 3 giorni, grazie alla Legge 104, per seguire la madre, Giovanna Strina, un’ottantenne affetta da diciotto lunghi anni “da demenza vascolare. Devo aiutarla in tutto, ogni giorno”. Il tutore legale, invece, è il marito Ai primi di maggio l’anziana viene portata con l’ambulanza al Brotzu. Il motivo? “Una frattura al femore. Abbiamo fatto tutta la procedura per il ricovero, al pronto soccorso, poi l’hanno portata in Ortopedia”. Lì, la comunicazione dei medici che ha fatto restare senza parole la figlia: “Non potevo restare con lei a causa delle restrizioni legate al Coronavirus. Solo una volta al giorno, per un tempo limitato, sono potuta entrare per visitarla”. E, se le regole sono regole, c’è sicuramente l’amarezza, da parte della Piras, nell’essere rimasta lontana dalla madre durante la sua degenza, “di dieci giorni”, all’ospedale. Stesso discorso per un altro intervento, “in gastroenterologia”, avvenuto a fine maggio. L’anziana era tornata a casa ma si era sentita male.
“Un altro ricovero di tre giorni, ospedale vietato per Covid a me, la sua caregiver. In questo secondo caso, sono potuta entrare a visitarla una sola volta al giorno, per quindici minuti. Ora, capisco che gli infermieri siano bravi, ma se una persona ha una demenza e riconosce, proprio per la sua patologia, solo nel parente che la segue una figura sicura e affidabile, perchè non dare la possibilità di restare sempre accanto a lei? Quando l’hanno rimandata a casa ho faticato per riabituarla a essere aiutata e seguita. Spero che questa emergenza e queste restrizioni finiscano presto, per il bene di chi, come me, deve seguire persone non autosufficienti”.


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