Uno stagno è quello che si è formato a causa di una condotta colabrodo che fa acqua da tutte le parti e che impedisce, soprattutto ai produttori agricoli, il transito regolare per raggiungere il luogo di lavoro. Non solo: produzioni con le radici in ammollo a tal punto da marcire per l’abbondanza del bene primario, un palo della corrente elettrica in parte sommerso e mezzi agricoli inghiottiti dalle sabbie mobili di fango. Anni che la situazione viene segnalata ripetutamente ma ora, forse, la svolta: Abbanoa ha rassicurato il sindaco al fine di prendere in mano la situazione.
E per tutelare i diritti dei cittadini, la presa di posizione di Serdiana è solo l’ultimo atto di una serie di richieste inoltre al fine di porre rimedio alla perdita idrica prolungata. “La società Abbanoa S.p.A., in qualità di gestore unico del servizio idrico integrato della Regione Sardegna, è responsabile della gestione e manutenzione della rete idrica che serve il territorio” si legge nell’esposto. “Nello specifico la condotta che passa sul territorio comunale in loc. Modulu, è da anni danneggiata con la conseguenza che grosse quantità d’acqua potabile vengono disperse sul terreno.
La consistente perdita d’acqua dalla condotta idrica gestita da Abbanoa S.p.A., causa l’allagamento dei terreni che attraversa, danni a strade comunali, oltre a generare un enorme spreco d’acqua potabile per tutta la collettività.
Tale situazione, nonostante le ripetute segnalazioni non ha ricevuto alcun intervento risolutivo da parte del gestore. Abbanoa S.p.A. giustifica il mancato intervento con la scarsità delle risorse finanziarie necessarie per la riparazione della condotta.
La responsabilità di Abbanoa S.p.A. si configura innanzitutto come oggettiva, ai sensi dell’art. 632 del Codice penale, che disciplina la deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi. Tale profilo di responsabilità è stato recentemente confermato dalla Cassazione civile con ordinanza n. 27113 del 2023, che ha stabilito la responsabilità del gestore del servizio idrico integrato per i danni derivanti dalla gestione delle infrastrutture idriche.
La condotta di Abbanoa S.p.A. viola gli obblighi di custodia e manutenzione delle infrastrutture idriche, come stabilito dall’art. 151 del Codice dell’Ambiente, che impone specifici standard di efficienza e affidabilità del servizio. La Cassazione civile, con l’ordinanza n. 30288 del 2023, ha chiarito che il gestore risponde in via esclusiva dei danni causati da allagamenti e malfunzionamenti della rete idrica, in virtù della sua qualità di custode delle infrastrutture.
Lo spreco continuativo di acqua potabile costituisce inoltre una violazione dell’art. 146 del Codice dell’Ambiente, che impone ai gestori di adottare misure volte a razionalizzare i consumi ed eliminare gli sprechi. Tale situazione configura un potenziale danno ambientale ai sensi dell’art. 300 del Codice dell’Ambiente, considerato il deterioramento significativo della risorsa idrica.
Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 3956 del 2023, ha evidenziato gli stringenti obblighi di diligenza professionale gravanti sul gestore del servizio idrico, la cui violazione pu configurare una pratica commerciale scorretta, soprattutto quando impedisce la tempestiva rilevazione e riparazione delle perdite”. Si chiedono “opportuni accertamenti”, quindi, da parte delle autorità preposte.












