Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp
Microalghe e tecnologie innovative. Mercoledì 28 marzo, la sala conferenze del Cinsa (Centro interdipartimentale ingegneria e scienze ambientali dell’Università di Cagliari) in via S. Giorgio, ha ospitato la presentazione del progetto Comisar – Coltivazione di ceppi microalgali sardi. Il progetto – finanziato da Sardegna ricerche, condotto dal Cinsa in collaborazione con il Crs4 – coinvolge undici imprese più altre quattro in attesa di conferma. “Lo sviluppo di tecnologie innovative sull’utilizzo di microalghe porta all’estrazione di prodotti di varia natura da commercializzare. Il tutto con importanti ricadute in campo ambientale. Infatti, sono applicabili al riutilizzo di anidride carbonica da gas di scarico, alla depurazione di reflui urbani e alla produzione delle bio-plastiche” spiega Giacomo Cao, responsabile scientifico del progetto e direttore del dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali dell’Università di Cagliari.
Estrazione e impianto pilota. Le attività sono volte all’individuazione dei ceppi algali e dei terreni più adatti a coltivare, ottimizzare la tecnologia di estrazione e realizzare un impianto pilota per l’estrazione. Nel confronto tra lo staff tecnico coordinatore del progetto, guidato dal professor Cao, il Crs4 con Alessandro Concas, e le imprese. Oltre all’introduzione sugli aspetti principali della tecnologia a microalghe e sui prodotti estraibili, sono state discusse le attività di ricerca da svolgere, gli obiettivi e i risultati attesi.
Un salto pregiato verso il futuro Il progetto dura trenta mesi dal kick off del 28 marzo. “I nostri studi sono iniziati nel 2006 e puntano a costruire progetti con un’applicazione anche economica e creatrice di posti di lavoro. Abbiamo isolato le microalghe in Sardegna – aggiunge Giacomo Cao – perché hanno caratteristiche più vantaggiose e performanti. Permettono, per la riproduzione e la coltivazione, risposte più vicine e interessanti alle strategie di mercato degli investitori. La Cocomixa, ad esempio, può riprodursi in condizioni estreme e produce lipidi richiesti nella nutracetica e nella farmacologia per gli Omega 6 e 3”.
I luoghi della ricerca. Dal rio Irvi, zona Piscinas a Montevecchio ai Tacchi di Ierzu, la Giara di Gesturi passando per Seui e Osini. Veronica Malavasi – laurea e dottorato di ricerca a Cagliari, perfezionamento all’estero, responsabile ricerca e schedatura microalghe – ha isolato gli oltre cento ceppi: “Alghe lacustri, da calcare e d’acqua dolce. I nostri studi e il censimento delle specie arrivano dopo quelli del 1800, del Gennari in Ogliastra. La collezione nasce con il Progetto giovani ricercatori al dipartimento di Botanica, poi passa al Cinsa nel 2013”. Un altro proficuo esempio di ricerca di base che si coniuga con quella applicata.
Ateneo e territorio. Le undici aziende isolane aderenti sono Agricola Montessu, Corem, Im (Innovative materials), gli imprenditori Antonio Pischedda, Beppe Giuseppe Bullegas, Enrico Dessì (Insignia), Tecnoplast, Bt (Biomedical tissues), HerbSardinia, Sarda compost servizi ambientali. Salvatore Canu (Consorzio Chimeco), Alessandro Achenza e Giancarlo Sanna (Sassari), Massimo Bertolotti (Tere group) e Giovanni Pisu (Alga Bio) avranno a breve l’ok di Sardegna Ricerche.
I mercati attendono. Comisar è tra i 35 progetti collaborativi promossi da Sardegna Ricerche (programma “Azioni cluster top-down”), finanziato con 374mila euro grazie al Por Fesr Sardegna 2014-2020. Previsti due step: 1) isolare i ceppi delle microalghe autoctone; 2) individuare le condizioni per la crescita delle microalghe e delle biomasse da cui estrarre prodotti ad alto valore aggiunto. “Le alghe sarde molto veloci nella riproduzione. I mercati interessati? Agricoltura, mangimi animali, biopetrolio e usi in raffineria delle biomasse vegetali, cosmesi e settore benessere” precisano i ricercatori. Sul sito di Sardegna Ricerche (www.sardegnaricerche.it) la scheda di progetto con la descrizione delle attività e l’elenco delle imprese.