Ucciso con una coltellata al cuore il 22enne di Ilbono che dalla festa di carnevale non ha più fatto rientro a casa. Da allora sono in corso le indagini per risalire all’autore del delitto, fiaccolate e appelli non sono bastati per smuovere la coscienza di chi sa e non parla.
“Dico con certezza che se fosse successo a Francesco, Matteo, Davide, Michele, Luca, Andrea… Marco avrebbe parlato, lui avrebbe detto la verità senza paura.
L’avrebbe fatto anche non conoscendoli.
Perchè lui era così, sincero, onesto, giusto, amico.
E invece adesso lui non c’è più e intorno a lui solo schifoso silenzio.
Silenzio che pesa e grida meschinità”.
Un dolore che ha fermato il tempo al 1° marzo per la famiglia di Marco, tanti gli amici che non si danno pace per l’accaduto e ancora persiste l’immobilità per assicurare alla giustizia l’autore del reato: migliaia di persone quella notte hanno preso parte alla festa a Bari Sardo, nonostante ciò regna il silenzio. Ancora oggi.
Strazianti le parole di Simona Campus che ha raccontato quanto accaduto quella notte maledetta: “Noi siamo ancora lì, fermi a quella notte in cui siamo stati avvisati che era successo qualcosa a Marco, non sapevamo ancora cosa, ma dentro di noi lo sentivamo, qualcosa non andava.
Siamo corsi sul posto col cuore in gola, lungo il tragitto di pochi chilometri dentro di me pregavo, speravo fosse solo un malinteso, un incidente d’auto, una rissa tra ragazzi, qualsiasi cosa… Ma non “quello”.
Quando siamo arrivati, Marco era lì, disteso a terra, già coperto da un telo.
Nostro figlio… Quel ragazzo pieno di vita che poche ore prima mi aveva salutato sulle scale di casa e mi aveva lasciato dicendomi << Ci vediamo domani>>.
Il mio ragazzo, che era uscito per una serata di festa ora era lì, immobile, freddo, solo, non potevamo più avvicinarci, siamo stati privati anche della consolazione dell’ultimo abbraccio, dell’ultima carezza.
Nessun genitore, sorella, fratello, amico dovrebbe vivere una scena del genere. Nessuno!
In quel momento il mondo si è spento per noi. Tutto si è rotto. I suoi sogni svaniti insieme ai nostri.
Ci siamo ritrovati a vivere in un incubo reale, da cui non ci sveglieremo mai.
Eppure c’è ancora chi protegge chi ci ha procurato tutto questo dolore, ci sono i codardi che sanno e tacciono, chi continua a vivere la sua vita come se niente fosse successo.
Ma noi no!
Noi non possiamo.
Noi siamo sempre fermi lì, a quella notte, già condannati all’ergastolo del dolore.
Mi fa male dire che l’unica persona che non può parlare sia Marco.
A chi ha ucciso nostro Figlio diciamo “Tu non avrai pace “ .
A chi non ha pietà, sa e tace “Portatevi pure questo silenzio sulla coscienza”.
Ma sappiate che la verità prima o poi emergerà.
E noi che abbiamo visto nostro figlio a terra coperto da quel telo, siamo qui ad aspettare quel giorno”.
La settimana scorsa a Pattada, questa volta, le strade si sono trasformate in una fiumana di gente in nome di Marco, di quella giustizia tanto invocata. Gesti che scaldano il cuore, quel cuore ferito e che piange, e che non abbandonano la famiglia del giovane. “Vi ringraziamo di cuore per aver acceso una luce di speranza e umanità nel buio del silenzio e del dolore.
Il Vostro gesto illuminato dalla luce della solidarietà ha reso possibile un sincero legame tra i nostri paesi, dando un segno concreto di vicinanza, unione e speranza.
Grazie,davvero, per averci fatto sentire il vostro caloroso abbraccio con stima, affetto e umanità”.












