Lavora e vive a Sassari, non gli piace apparire e tanto meno promuovere o pubblicizzare le sue opere che compaiono al sorgere o al calar del sole in quel tratto di costa, il terzo pettine, “che qui è molto denigrano mentre per me ha un grosso potenziale sia a livello paesaggistico che si futura risorsa. Infatti sono molto affezionato a questa spiaggia e in particolare al terzo pettine” racconta Urru. Non usa attrezzi ma solo le sue mani, “mi piace proprio il contatto con la sabbia. Gioco sempre col tempo non usando nessun prodotto. Il vento e il sole a volte mi distruggono l’opera dopo qualche giorno, in linea di massima le sculture le faccio in due/ tre orette giocando sempre col tempo”. Sono decine le raffigurazioni create, ma per lui tutte sono uguali: “L’opera che più mi piace tra quelle create? In tutta sincerità è come chiedere a una madre quale figlio ama di più. Per me sono tutti figli miei e quindi le amo tutte allo stesso modo”.
Come si definirebbe? “Potrei definirmi, se è necessario incanalarmi in un ambito artistico, un artista che in questo periodo si rifà alla corrente della “land art”, questa infatti è una forma d’arte contemporanea caratterizzata dall’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale. Le mie opere hanno un carattere effimero, esco dai confini tradizionali della pittura e della scultura, che rimangono per me pratiche di notevole importanza, ma non più esclusivi nella mia attuale creazione artistica, in questi ultimi anni ricerco un nuovo e diretto rapporto tra arte e vita”.
Cosa ricerca nelle sue opere?
“Ricerco per le mie creazioni artistiche dei luoghi aperti, sono un fanatico della natura, desideroso di valutare il potere dell’arte al di fuori dell’ambiente asettico degli spazi espositivi e anche delle aree urbane, intervengo direttamente nei territori naturali come la spiaggia. Le mie opere sono troppo grandi e difficili da fotografare dal basso, per questo utilizzo il drone che mi permette di allargare a dismisura il campo d’azione fino a farlo coincidere con tutta la realtà, sia fisica che mentale. L’arte per me è qualcosa di mutevole, che non ha bisogno di arrivare in un punto che sia definitivo rispetto al tempo e allo spazio, l’idea che il mio lavoro sia un processo irreversibile che si conclude con uno statico oggetto-icona, come per esempio una scultura o un dipinto, ormai la vedo come una limitazione, in questo periodo della mia vita desidero sperimentare nuove espressioni artistiche.
Mi incuriosisce la natura dei materiali, in particolare la sabbia del mare mi permette la realizzazione di forme geometriche primarie scavate, tracciate, costruite attraverso accumulazione nell’ambiente.
Le opere che ho realizzato sono fondamentalmente scultoree, in quanto creazioni tridimensionali, basate sulla performance. Il fine delle mie opere è di documentare il modo in cui il tempo e le forze naturali mutano gli oggetti e i gesti: esse esprimono un atteggiamento che è al contempo critico e nostalgico, alterno dinamicità e cura nel dettaglio mentre creo le mie opere, il tutto con un senso di protezione nei confronti del
paesaggio. Non altero l’ambiente circostante con opere invasive o installazioni permanenti che modificano il paesaggio, le mie creazioni si fondono con esso solo per poche ore”.
Opere come arte effimera, quindi, “infatti questa è l’espressione correntemente usata per definire un’opera il cui deterioramento e distruzione, che sia dovuta a cause naturali o all’intervento del proprio autore o di altri, è prevista e anticipata dal suo stesso autore. Quando progetto un’opera prendo ogni informazione dal mio bagaglio culturale, studio e mi documento, la curiosità e la ricerca sono alla base della mia progettazione, anche la stessa distruzione dell’opera è studiata, spesso lascio che sia la natura a distruggerla, più frequentemente le onde del mare, altre volte sono io con i movimenti del mio corpo che disfruggono o tutta I’opera o una parte di essa. Interagisco con la mia arte e la rendo viva, la staticità dell’opera viene rotta dalla dinamicità dei miei movimenti su di essa, divengo la freccia dell’arciere che in questo modo prende vita”. “Oggi l’arte effimera riflette, sia concettualmente che materialmente, i tempi in cui viviamo. Credo che gli artisti abbiano la responsabilità di rispecchiare la realtà che viviamo, oggi è tutto più veloce, fragile e temporaneo, dai rapporti umani alle cose materiali, anche la natura a causa dei cambiamenti climatici da creatrice diviene distruttrice di ciò che ci dona e si riprende prepotentemente ciò che gli appartiene. Mi piace pensare che le persone che si imbattono per caso di fronte alle mie creazioni diano all’osservatore una sensazione di privilegio, I’istantanea di un attimo da custodire nella propria memoria prima che il mare si riprenda ciò che è suo. Il mio progetto dell’opera originale si esaurisce già nel momento in cui si è spostato il primo granello di sabbia, cambiandola così per sempre.
Amo la libertà artistica di lavorare “en Plain air” come facevano gli impressionisti che uscirono dai loro atelier per studiare la luce naturale e gli effetti che questa produceva negli oggetti che essi raffiguravano, ho un grande rispetto per la natura e presto molta attenzione agli aspetti metereologici e climatici non solo perché è un aspetto importante per la riuscita dell’opera ma cerco di andare in sintonia con essa, con le varie fasi lunari, con la programmazione del termine dei lavori che deve coincidere con una posizione del sole particolare che mi permette di creare la giusta luce nell’opera, spesso i colori del tramonto colorano le mie sculture o i miei solchi di sabbia monocromatici. Per esempio, quando ho riprodotto sulla sabbia il famoso dipinto di Munch “l’urlo” ho aspettato che la luce del tramonto con i suoi colori dipingesse i solchi che avevo fatto sulla sabbia”.
Le opere di Urru da catturare e ammirare come l’attimo fuggente, “mi dispiace se tutto ciò che realizzo poi si disperde abbandonato dopo la sua creazione e lasciato in balia degli eventi? La risposta è solo una. Per me il mare il vento e il sole che se lo porta via è la cosa che più mi piace. Mi dà la possibilità di avere una pagina pulita di sabbia dove poter creare qualcosa di nuovo ogni volta”.










