Tirocini retribuiti solo ai più poveri: mancano i fondi. A denunciare l’accaduto una giovane laureata in giurisprudenza.
Da qualche anno in tutti i palazzi di giustizia di Italia ha preso piede, a seguito del “decreto del fare”, un tirocinio formativo riservato ai laureati in giurisprudenza in possesso di specifici requisiti.
“Inizialmente il tirocinio che poi in realtà sarebbe un lavoro a tutti gli effetti, perché la realtà è che vengono chiamati giovani laureati per sopperire alle carenze di personale degli uffici giudiziari, avrebbe dovuto essere retribuito ma non c’erano i fondi.
Lo scorso anno sono stati stanziati dei fondi, che però coprivano soltanto un paio di mesi di lavoro.
Il ministero di giustizia, in seguito, ha stanziato altri bei soldini che non potranno essere erogati a tutti, ma solo ai tirocinanti in possesso di un certo reddito.
In sostanza, si premia il più povero perché di questo si tratta, una gara tra poveri, considerato che nessuno studente appena laureato ha delle entrate proprie.
Io mi chiedo: è giusto tutto questo? È giusto che un tirocinante venga premiato e uno no, magari perché i suoi genitori guadagnano due lire in più degli altri? Dov’è il merito? Dov’è il premio per il lavoro svolto con passione da questi colleghi?
Io ritengo si tratti di una grossa ingiustizia.
Ma, a quanto pare, essere un po’ meno fortunato economicamente significa essere più meritevole di altri”, afferma la giovane.











