Francesca Barracciu non è più la candidata presidente della Regione per il centrosinistra. Il passo indietro è stato deciso dall’europarlamentare dopo una telefonata con il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi. “La candidatura di Francesca Barracciu e’ a disposizione della direzione”: è stato il segretario regionale del Pd Silvio Lai a darne notizia alla direzione regionale del partito riunita a Oristano, comunicando che l’europarlamentare, vincitrice delle primarie il 29 settembre e indagata per peculato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale, ha deciso di comune accordo con la segreteria nazionale di fare il passo indietro che le è stato richiesto ufficialmente nel pomeriggio. Saranno dunque i vertici del partito a decidere, ma la corsa alla ricerca di un altro candidato, forse un’altra donna, e’ gia’ cominciata da giorni, mentre rimbalzano i nomi di Arturo Parisi e del medico cagliaritano Giovanni Monni. La direzione e’ stata riconvocata per il 2 gennaio con all’ordine del giorno la “nomina del candidato alla presidenza della Regione”. Il clima in via Canepa è pesantissimo: la Barracciu non è mai scesa al piano terra, restando, per tutto il giorno riunita con i suoi fedelissimi.
L’ultimo disperato tentativo di tenersi il posto di candidata governatrice della Sardegna per il centrosinistra Francesca Barracciu lo ha fatto parlando con il segretario del Pd Matteo Renzi. Ma le è stata concessa soltanto un’ora di tempo, affondando così il secondo tentativo – messo in atto da Giampiero Scanu – di prendere tempo fino al 2 gennaio. In quei minuti la direzione regionale del Pd, in un clima da guerra fredda, ha congelato la votazione spacca- partito (ci sono due ordini del giorno elaborati in quella che per tutto il giorno è stata una doppia direzione) e concesso all’europarlamentare assediata ormai da tutte le direzioni, di parlare col leader maximo del partito. La situazione ha dell’incredibile, considerando anche che siamo al 30 dicembre e che si vota il 16 febbraio: oggi per tutto il giorno la Barracciu è rimasta con i suoi fedelissimi al primo piano, presiedendo una direzione “distaccata” mentre al pianterreno di via Canepa il segretario Silvio Lai le chiedeva ufficialmente un passo indietro. Intanto, la conta dei voti era frenetica: 74 i componenti della direzione, 37 la maggioranza richiesta.
L’ordine del giorno presentato da Massimo Deiana chiedeva di individuare una candidatura forte e condivisa, dunque pur non dicendolo esplicitamente sollecitava il passo indietro della Barracciu, il secondo è stato elaborato dai barracciani ma non è mai stato presentato in direzione. Neanche la presenza dell’emissario romano Stefano Bonaccini era servita a trovare una rapida soluzione nel pomeriggio: “Se un partito alla vigilia delle elezioni riunisce la direzione il 30 dicembre è chiaro che la situazione è preoccupante”, aveva commentato il responsabile degli Enti Locali lasciando Oristano per raggiungere Cagliari e tornare poi nella capitale. Alla Barracciu pare sia stato concesso il diritto a esprimere un parere sulla prossima candidatura, una sorta di “diritto di veto” che rientra fra le garanzie chieste prima di decidere il passo indietro.