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di Roberto Copparoni
Una piccola storia di grande disagio…
Gianna e Luciana (Nomi di fantasia) sono due donne di circa 40 anni che vivono in una palazzina lager di Is Mirrionis.
Il Comune di Cagliari ha dato loro una stanza in un appartamento preso in affitto da un privato che non vuole problemi dagli inquilini. In effetti di problemi ce ne sono anche molti perchè l’appartamento è inagibile e pericolante (si staccano pezzi di muratura, ci sono infiltrazioni di acqua dentro casa, il servizio idrico è insufficiente) ma è anche pericoloso perhè la palazzina è frequentata da sbandati che fanno uso di droga e ogni giorno si bucano dentro il palazzo lasciando gocce e strisciate di sangue lungo le pareti e le scale. Le foto che si allegano sono significative.
Spesso queste persone cercano di sfondare la porta di ingresso della casa delle nostre sfortunate amiche ma, per fortuna, senza esservi ancora riusciti.
Queste due ragazze hanno un problema. Sono entrambe invalide al 100% colpite da differenti ma letali malattie irreversibili. La normativa in questi casi prevede che le persone vengano accolte e curate attraverso dei piani personalizzati e che beneficino per il soggiorno di ambienti confortevoli e sicuri.
Nulla di tutto questo è stato fatto dalle nostre amiche che non solo non beneficiano di questi aiuti ma, con la Legge 20, sono riuscite ad ottenere dai servizi sociali del comune solo questa precaria e pericolosissima sistemazione che, alla luce dei fatti, più che aiutare peggiora il loro quadro generale di salute.
Ora è anche giunta una comunicazione del proprietario dell’immobile che ha intimato il rilascio della casa entro il corrente mese. Tutto questo a distanza di pochi giorni,
Cosa fare? A chi domandare aiuto? Perché ci deve capitare tutto questo?
Queste sono alcune delle legittime domande che assai probabilmente le nostra amiche si sono chieste.
In questi giorni hanno scritto al Procuratore della Repubblica, all’Assessore della Sanità della RAS, Al Sig. Sindaco di Cagliari e al Comandante della Polizia Municipale di Cagliari e al Direttore della ASL 8 nella speranza che si muova qualcosa anche perché loro non hanno proprio tempo da perdere.
Ne hanno probabilmente poco davanti.
Per questo chi può aiuti nel modo che ritiene queste persone. E’ un loro diritto vivere in un ambiente idoneo nonché una opportunità per tutti di essere migliori…più umani!