Stava racimolando un po’ di soldi facendo la dog-sitter quando, arrivata in via Sicilia, è inciampata ed è caduta per terra: “Per colpa di una buca, precisiamo”. Anastasia Moi, 32 anni, è disabile: la sua è una malattia progressiva cronica, la Charcot-Marie-Tooth o, abbreviata, Cmt. In parole povere, gli arti si atrofizzano e, chi ne soffre, ha difficoltà a utilizzare sia le mai sia i piedi. E, male andando, si finisce in carrozzina. Il fatto è avvenuto “lo scorso ventuno marzo, di sera. Sono inciampata subito dopo aver superato, a fatica, un dislivello, per colpa di una buca. Una delle mie ortesi (protesi nel gergo comune, ndr), quella del piede destro, si è spezzata. Un ragazzo mi ha aiutato a rialzarmi e sono tornata, a fatica, a casa”, racconta la Moi. Iscritta a un’associazione formata d persone che si trovano nella sua stessa condizione, ha ricevuto da più parti l’invito a presentare un reclamo al Comune: “Non l’ho fatto, mi sembra sia una perdita di tempo anche perché noi disabili siamo costretti a combattere ogni giorno per mille motivi”.
Non è costretta a utilizzare la carrozzina, fortunatamente, Anastasia Moi. Guida l’auto e, sempre grazie alle sue protesi, riesce a spostarsi in autonomia: “Mi sono ricomprata quella rotta, pagando centottanta euro. Non ho voluto attendere quelle della Asl, che arrivano ogni due anni, perché tanto dovevo già acquistarne un paio differente. Ma ovviamente sono arrabbiata per quanto è accaduto”, osserva la 32enne, “se sei un giovane disabile la vita a Quartu non è facilissima. Parcheggi dedicati occupati, gente che non crede che tu sia disabile solo perché riesci a muoverti da sola. E pure le buche, molte strade sembrano un campo di battaglia”.









