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Il Partito sardo d’azione sparisce dai banchi del consiglio regionale in Sardegna, dichiarato sciolto in aula dal presidente Comandini dopo l’addio di due dei tre consiglieri che ne facevano parte, Piero Maieli e Gianni Chessa, che insieme all’unico sardista rimasto, Alfonso Marras, passano nel gruppo Misto in attesa di nuove decisioni e iniziative.
Dopo gli stracci volati nel partito ormai ridotto a palcoscenico di personalismi, gestione di potere e vendette reciproche, lo storico partito sardo d’azione traghettato a Pontida dall’ex governatore più leghista che sardista, sparisce dai banchi della massima assemblea sarda: un colpo di spugna su 130 anni di storia politica e bandiere sventolate nel nome della sardità.
Chessa e Maieli nei giorni scorsi hanno cercato il confronto con il segretario Christian Solinas e il presidente Antonio Moro, riconfermati in una contestatissima direzione e con modalità da molti considerate dubbie, ma i loro tentativi sono naufragati malamente: Solinas li ha definiti “scorie da epurare”, dandogli il benservito con il beneplacito del suo presidente, che fino al rimpasto di giunta era il suo principale avversario interno al partito, ma una volta diventato assessore trasformatosi in suo alleato, oggi fra i suoi più fedelissimi nella gestione del partito.
Contro il duo Solinas-Moro anche un altro fedelissimo del segretario, l’ex assessore agli Enti locali Quirico Sanna, poi riciclato nel super gabinetto presidenziale: inutile, però, il suo invito al confronto per ritrovare l’unità perduta.
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