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Importazione in Sardegna del pecorino rumeno: uno scandalo

di Jacopo Norfo
27 Giugno 2017
in campidano, sardegna

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Mentre ai pastori si paga il latte 30 centesimi in meno rispetto all’anno scorso perché si dice “c’è sovraproduzione” e li si accusa di averne prodotto troppo causando la congestione del mercato, minacciandoli addirittura di chiudere i caseifici, nell’isola si sta portando del pecorino taroccato, non identificato.

E’ quanto ha scoperto la polizia stradale di Pistoia che nei giorni scorsi ha bloccato durante un controllo sulla A11, 4mila forme di pecorino, per un valore superiore ai 300mila euro. Formaggio, è poi emerso, destinato al mercato della Sardegna.

“E’ davvero sconcertante e avvilente – denuncia il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – che da una parte si abbassi il prezzo del latte ai pastori per una presunta, mai giustificata con i numeri, sovraproduzione e dall’altra ci sia spazio per formaggio senza etichetta, mal conservato, proveniente dalla Romania che sarebbe stato sicuramente poi venduto come sardo. Il sequestro dei giorni scorsi è davvero una notizia gravissima perché svela un traffico poco chiaro all’interno di un mercato opaco come quello sardo, dove nel 2016, non riusciamo ancora a sapere quanto latte viene lavorato nelle strutture di trasformazione e quanto formaggio viene prodotto. E’ una perdita di credibilità assurda verso i consumatori. Per i pastori, ma anche per l’intera comunità sarda è una beffa; si sottraggono dalle tasche dei pastori, che producono latte certificato eccellente, oltre 30milioni di euro (il corrispettivo di una misura comunitaria) e dall’altra nella confusione totale si immette nel nostro mercato e dunque nelle case dei nostri concittadini in modo occulto un prodotto che chiamano formaggio ma del quale non si conosce nulla, perché senza etichetta e inoltre trasportato e sicuramente prodotto in condizioni igienico sanitarie pessime”.

“Stanno succedendo troppe cose strane che meritano maggiore attenzione da parte di tutti – continua sulla stessa linea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Chiediamo la massima allerta da parte delle forze dell’ordine, anche se è solo grazie a loro che riusciamo a conoscere questi traffici illeciti. Ma occorre andare più a fondo. Per fermare questi traffici illeciti dobbiamo essere innanzitutto trasparenti tra noi stessi. Il mondo della trasformazione non può più permettersi, anche alla luce di questi fatti, di non agire nella massima trasparenza. Non esistono dati sensibili, come li chiamano loro, che continuano a oscurare i dati sulle produzioni del formaggio. In questo modo favoriscono la malavita, chi attenta alla salute dei consumatori e chi sta cercando di fare concorrenza ai pastori ma soprattutto a loro (trasformatori) in modo sleale”.

“E’ necessaria una presa di posizione comune – è la richiesta che lancia Battista Cualbu -. Nelle prossime ore ci attendiamo (e ci meravigliamo che non l’abbiano ancora fatto) una presa di posizione forte da parte di tutto il mondo della trasformazione, privata e cooperativistica. E a stretto giro anche la pubblicazione di tutti i dati su quanto latte viene trasformato, su quanto formaggio viene prodotto, dove e a quanto è venduto. Il silenzio e l’opacità non fanno altro che favorire i criminali. Sono i campi in cui agiscono meglio e indisturbati. Serve una reazione forte e la massima trasparenza da parte di tutti. Solo insieme possiamo vincere questa importante battaglia verso chi, con la frode, ci sottrae ampie fette di mercato”.

Tags: Importazione Sardegna pecorino rumeno scandalo
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