Tutti siamo abituati a vederlo sul mensolone della torre: è proprio lui, l’Elefantino che diede anche il nome a un celebre libro e che rappresenta uno dei simboli immortali di Cagliari.
Ma ora sorge un dubbio: questo pachiderma di pietra sarà lo stesso che venne esposto anticamente sulla Torre?
A guardarlo bene è simile a un tapiro con l’aggiunta della proboscide e poi, di sculture, in questa torre ne sono esistite almeno due.
Un secondo elefante venne infatti ritrovato una ventina di anni fa nei sotterranei della medesima Torre progettata nel XIV secolo da Giovanni Capula e poi ultimata nel 1307. Ma pochi lo conoscono per davvero.
Sotto quest’opera architettonica straordinaria, varcata la porta di un sotterraneo, un giorno notai una strana pietra squadrata, un grande blocco di roccia largo più di un metro e alto una ottantina di centimetri e che, su un lato, presentava una stranezza: la raffigurazione di un elefante in bassorilievo. Non si tratta di un elefante comune, ma una specie di mammut. Ha la testa grande, il corpo sproporzionato. Però merita uno studio attento, e di poter essere tramandato ai posteri”.
Della scoperta vennero informati gli archeologi e le istituzioni. E per fortuna il blocco roccioso venne recuperato seppure pochi lo conoscono per davvero.
Per approfondire leggi: http://www.sardegnasotterranea.org










