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Il Grig spara a zero su Coldiretti: “Apra gli occhi sui veri pericoli per le aree agricole sarde”

di Redazione Cagliari Online
9 Luglio 2021
in sardegna, zapertura1

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Il Grig spara a zero su Coldiretti: “Apra gli occhi sui veri pericoli per le aree agricole sarde”

Non ci sta il Gruppo d’Intervento Giuridico dopo le ultime accuse lanciate da Coldiretti Sardegna. Ecco il comunicato integrale pervenuto alla nostra redazione:

“Niente da fare.

Non paga di far parte di un settore strategico (l’agricoltura), sicuramente fra i più sostenuti da fondi pubblici di ogni provenienza e natura (dalla P.A.C. comunitaria con i relativi fondi del P.S.R. ai semplici aiuti statali e regionali, a solo titolo di esempio), non paga delle mille (giuste) previsioni di indennizzi per ogni evento atmosferico (alluvioni, siccità, nevicate o grandine) o bestie bibliche contemplabile dalla mente umana, la Coldiretti – puntuale come l’albero di Natale – ogni tanto se la prende con questa o quest’altra specie animale che, a suo dire, provocherebbe devastazioni paragonabili all’Armageddon delle campagne.

Facciamo un po’ memoria recente.

Nel maggio 2017 Coldiretti Sardegna e Unione Cacciatori di Sardegna avrebbero voluto sparare ai Fenicotteri rosa (Phoenicopterus roseus) definiti “il piu’ grande disastro ambientale degli ultimi tempi”.  In più “il loro guano rende sterili terreni e le acque e se si va avanti cosi’ distruggeranno il loro ambiente per poi andare via”.

Nell’ottobre 2016 parlava di 12 mila Cervi sardi solo nell’Iglesiente e di 100 milioni di euro di danni ogni anno causati all’agricoltura dalla fauna selvatica in Sardegna, quando i dati ufficiali della Regione autonoma della Sardegna (2015) indicavano in 4.270 i Cervi sardi (Cervus elaphus corsicanus) presenti in tutto in territorio regionale.

Recentemente (gennaio 2021) la Coldiretti Sardegna ha denunciato ai quattro venti anche una terribile invasione di Gazze ormai “fuori controllo”, quando la Gazza in Sardegna è presente solo all’Asinara (dove fu introdotta clandestinamente da qualche detenuto dell’allora carcere).

Vabbè, in Sicilia, nel 2015, la Coldiretti aveva denunciato financo l’incrocio mefistofelico fra Conigli selvatici e Gatti, con ovvi assalti famelici alle colture.

Ora è la volta degli incidenti stradali causati dalla fauna selvatica: “un incidente ogni 48 ore con 16 vittime e 215 feriti”, senza precisare quanto sia dovuto a imprudenza umana, mentre la caccia ha causato 14 morti e 48 feriti nella sola stagione venatoria 2020-2021 senza un fiato della Coldiretti, che afferma addirittura: “ci sono diversi casi a Dorgali come a Fluminimaggiore di pecore sventrate e ammazzate dai cinghiali”, con ciò facendo pensare a mutazioni comportamentali rivoluzionarie da parte del noto Ungulato, a memoria d’uomo privo di comportamenti simili.

Ovviamente la ricetta della Coldiretti, che prontamente ha trovato ascolto in ampi strati della classe politica isolana, è sempre la stessa: piombo.

Ma come stanno davvero le cose?

Nel maggio 2015 è stato validato dall’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente il report sui danni arrecati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica in Sardegna (2008-2013), base per i piani di controllo della fauna selvatica, che devono avere il preventivo parere favorevole dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.).Com’era prevedibile, i maggiori danni alle produzioni agricole risultano esser stati arrecati dal Cinghiale (Sus scrofa meridionalis), seppure a macchie di leopardo, tuttavia l’ampliamento della caccia al Cinghiale (per giunta contestata da larga parte dello stesso mondo venatorio) e piani di abbattimento per gran parte dell’anno non sembrano aver risolto nulla, anzi appaiono controproducenti, perché l’abbattimento dei Cinghiali dominanti apre alla riproduzione degli altri componenti del branco.

I danni causati dalla fauna selvatica (Cinghiale, Cornacchia grigia, Daino, Cervo sardo. Coniglio selvatico, ecc.) all’agricoltura sono stimati nell’ordine dei 900 mila euro all’anno.

Sia i reali danni all’agricoltura che i reali danni causati da incidenti con fauna selvatica sono indennizzabili e dovrebbe esser fatto un serio esame di coscienza per tutte quelle folli introduzioni di Cinghiali effettuate anche recentemente (soprattutto nelle Isole minori: San Pietro, La Maddalena e Caprera,  Molara) a scopo venatorio e quell’allevamento di maiali allo stato brado che – oltre a far prosperare per decenni con gravissimi danni la peste suina africana – ha causato l’aumento e la proliferazione di ibridi, di cui tanto oggi ci si lamenta.

Questi allarmi ricorrenti di fatto non hanno proprio senso, se non quello di far scucire un altro po’ di soldi da mamma Regione, la Coldiretti apra, invece, gli occhi una volta per tutte sul reale mezzo disastro che si sta preparando per le campagne sarde: una valanga di progetti di centrali solari fotovoltaiche e di centrali eoliche, realizzabili anche con lo strumento dell’esproprio, oggi più agevole dopo il c.d. decreto-legge semplificazioni n. 77/2021 in corso di conversione in legge.

In Sardegna, al 20 maggio 2021, risultavano presentate ben 21 istanze di pronuncia di compatibilità ambientale di competenza nazionale o regionale per altrettante centrali eoliche, per una potenza complessiva superiore a 1.600 MW, corrispondente a un assurdo incremento del 150% del già ingente comparto eolico isolano. 

A queste si somma un’ottantina di richieste di autorizzazioni per nuovi impianti fotovoltaici.

La Sardegna – soprattutto le sue campagne – stanno per diventare terra di servitù energetica, parola del Ministro della Transizione Energetica (verso dove?) Roberto Cingolani e parola di Francesco Starace, amministratore delegato dell’ENEL, ma le tante belle addormentate nel campo non se ne sono accorte”.

Tags: Sardegna
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