Il giornalismo sardo piange Marco Mostallino: se ne va uno dei più grandi inchiestisti della storia in Sardegna. Un malore fatale lo ha portato via questo mattina, lasciando una enorme scia di sgomento e dolore in tutti quelli che lo hanno conosciuto. Aveva appena 57 anni. Marco Mostallino non era un semplice giornalista, era un gigante. Aveva raccontato sull’Unione Sarda prima e su Epolis poi storie di grande coraggio come i veleni di Quirra, la battaglia contro le scorie nucleari nell’isola, l’inquinamento industriale di stagni e zone ambientali di pregio, solo per citarne alcune. Era stato inviato in tutta Italia per il Giornale di Sardegna fondato da Nichi Grauso, amava raccontare le storie con una penna di grandissimo talento. Era uno scrittore vero, oltre che un grandissimo cronista e un ottimo fotografo, settore in cui si era specializzato negli ultimi anni. Ma Marco Mostallino era soprattutto una grande persona, che non si arrendeva mai, che odiava le ingiustizie. A Epolis, dove abbiamo lavorato insieme per sei lunghi anni in una bellissima avventura non priva di difficoltà, faceva parte del comitato di redazione e aveva condotto strenue battaglie con gli editori, per difendere i posti di lavoro di 130 colleghi. Era stimato da tutta la categoria, come una persona seria e corretta, prima ancora di essere un grande giornalista e un grande uomo. A volte solo la sua presenza era rassicurante per i giornalisti più giovani, ai quali non lesinava mai un consiglio, con i quali si fermava sempre per discutere e per proporre, aiutare, confortare. La sua pacatezza unita alla sua intelligenza fanno di lui una figura indimenticabile nella storia del giornalismo in Sardegna.
Tra i primi a ricordarlo su Fb Giancarlo Ghirra con un bellissimo post: “Ho appena saputo della morte di Marco Mostallino. Mi dispiace davvero perché era un amico ma soprattutto un uomo serio, giornalista e fotografo di punta.
Difficile ricordarlo senza pensarlo piuttosto innervosito da espressioni retoriche o sopra le righe. Eppure bisogna rischiare, perché Marco non era uno qualsiasi ma un giornalista rigoroso e intransigente.
Ha lottato con fermezza contro i truffatori che hanno aperto e poi distrutto Epolis, l’ho visto con i miei occhi battersi come un leone con l’editore dell’Unione Sarda, giornale da lui abbandonato proprio per la scarsa stima verso la gestione non professionale di chi ne è diventato proprietario alla fine degli anni Novanta.
“Sono ricco di famiglia “, diceva fra il serio e il faceto, quando scelse di abbandonare un giornalismo senza unghie, divenuto per lui ( che amava inchieste e scoop) poco gratificante, e cominciò a dedicarsi al reportage fotografico.
Cattolico (allievo dei gesuiti) ed erede anche famigliare della tradizione liberale di Cocco Ortu, era schierato a sinistra con le difficolta di quanti a sinistra convivono con tanti opportunisti e conformisti.
Marco era un uomo contro, ma soprattutto un uomo libero. E spero che adesso non si incazzi con me per le cose che ho scritto. Mi sono trattenuto temendo di sconfinare nella retorica, ma Mostalla era molto molto di più. Ci mancherà la sua ironia tagliente, il suo sarcasmo verso i tanti chierichetti del potere annidati nella politica e nel giornalismo.
Ciao Marco, non sei passato invano fra noi”.













