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Hanno quattro numeri in testa che, messi in fila, non li fanno dormire la notte: “1500”. Sono gli euro, netti, che prendono ogni mese per lavorare come camerieri o chef negli alberghi e strutture ricettive della Sardegna. Ecco chi sono i lavoratori col contratto bloccato dal 2018. Confindustria non accetta nessun rinnovo, intanto però il mondo va avanti e la vita costa sempre di più. E, seppure non si sia a livello di difficoltà nel mettere insieme il pranzo con la cena, ci sono famiglie che non possono togliersi nemmeno mezzo sfizio e devono, quasi, contare il centesimo che esce. E evitare in tutti i modi che esca, sennò poi si rischia di andare con i conti in rosso. Supportati da Cgil, Cisl e Uil, hanno iniziato un lungo periodo di proteste i lavoratori del sud della Sardegna. Agosto inoltrato, i turisti non mancano e nemmeno il lavoro. Ma se poi la paga è troppo bassa, paragonata ai prezzi pazzi in tutti i settori, si lavora male, sotto stress e col pensiero fisso di risparmiare a più non posso per arrivare al giorno trentuno, o trenta, di ogni mese con un po’ di euro ancora in tasca.
Enrico Corda, da Uta, 40 anni, lavora come cameriere in un albergo a Cagliari. Va da una parte all’altra per servire i clienti: “Stipendio fermo dal 2018 ultimo contratto rinnovato, sono ancora in attesa e quelli come me sono gli unici nel comparto del turismo Confindustria si è messa di traverso, lavoro da vent’anni. Faccio le mie otto ore giornaliere, il problema è che col contratto fermo e carovita che galoppa, lo stipendio di 1500 euro non basta più, mancano all’appello duecento euro. Non ce la si fa più, dal cibo al gasolio per spostarsi tutto è aumentato, sono costi vivi che vanno sostenuti. Vivo con la mia compagna, la paga è molto bassa”. Si arriva a fine mese? “Sai che devi arrivarci facendo i salti mortali”. Attende un contratto più sostanzioso dal 2018 anche Christian Ghiani, 46 anni, chef di bar: “Attendo anche io aumento del contratto fermo da sei anni, non capisco per quale motivo non lo rinnovino. Io lavoro 40 ore ogni settimana e porto 1500 euro netti, non bastano, bisogna adeguarsi al costo della vita, aumentano prezzi e allora anche stipendi. Anche mia moglie lavora nello stesso settore e, in due, arranchiamo. Rinunciamo alle uscite, a mangiare una pizza, il tempo libero, niente ferie fuori Cagliari, se le facciamo rinunciamo sempre a qualcosa. Dopo tanti anni di lavoro non è giusto, dobbiamo cercare di convincere Confindustria a rivedere i contratti, noi del turismo non dobbiamo stare indietro”. E il carico di lavoro aumenta per il pienone di turisti: “Di conseguenza più stress e tensione, abbiamo bisogno di riposare e di essere sostituiti”.