“Sì, sono un miracolato”. Il concetto l’ha sentito dire da una dottoressa mentre parlava e rassicurava papà Pierluigi ma lui, Roberto Ibba, l’operaio 39enne di Quartu che venerdì scorso ha fatto un volo di sei metri in via Cocco Ortu dopo che si è ribaltato il cestello sul quale si trovava per aggiustare la facciata di un palazzo, è sicuro: parte del merito è anche, assolutamente, di Sant’Efisio. Se presto potrà riabbracciare la figlioletta Mia, la compagna Betty, i suoi genitori e la sua sorella lo deve alle cure dei medici del Brotzu ma, anche, alla protezione speciale che il “martire glorioso” non può non garantire ai suoi devoti. E Roberto, a bordo della tracca quartese realizzata dal padre sin da quando aveva tre anni, ha un forte legame con “Efisi”. “Non ricordo nulla della caduta”, racconta dal letto d’ospedale ne quale si trova. Un po’ dolorante all’occhio destro, qualche altro piccolo acciacco che, col tempo, fortunatamente, passerà. “Ringrazio tutti quelli che mi hanno pensato e hanno pregato per me”, prosegue, facendo capire che il peggio sia passato. E, cure e eventuali miracoli a parte, mostra già un buon livello di grinta che, in casi simili, non guasta. Certo, la strada da fare per una totale riabilitazione non sarà brevissima: “Oggi mi ha chiamato dicendomi che voleva tornare a casa dopo aver firmato le dimissioni”, racconta papà Pierluigi, “un dottore l’ha visitato e gli ha spiegato che è ancora troppo presto”. Poteva essere un dramma, l’ennesimo, sul lavoro: le primissime informazioni fornite dalle forze dell’ordine intervenute nel cuore del rione di San Benedetto facevano presagire un quadro clinico decisamente pessimo. Ma, con il passare delle ore e dei giorni, Roberto Ibba è migliorato, passo dopo passo, cura dopo cura, sorriso dopo sorriso.
Il primo maggio, a conti fatti, sarebbe stato il suo trentaseiesimo Sant’Efisio di fila passato da passeggero o guidatore della tracca realizzata dalla sua famiglia: “Non ci sarà, le sue condizioni fisiche non glielo permettono”. Ma, tra una settimana esatta, ci sarà con la preghiera, tra la chiesetta di Stampace e la via Roma: “Voglio ringraziare tutte le persone che lo hanno sostenuto e accompagnato in questo momento di sofferenza con le preghiere, con messaggi, con chiamate, chiedo scusa se a qualcuno non abbiamo risposto. Voglio ringraziare il datore di lavoro che incessantemente si è tenuto in contatto con noi e lo ha giornalmente visitato in ospedale, ringrazio tutti i suoi colleghi e tutti i parenti e amici che si sono interessati della condizione clinica di Roberto. Come famiglia”, ricorda ancora papà Pierluigi, “eravamo in procinto di realizzare come ogni anno il carro per Sant’Efisio. Sin da piccolo, a mio figlio, gli ho trasmesso questa passione e devozione e, anche dall’ospedale, mi ha chiesto espressamente di continuare e di non lasciare. Roberto sarà in mezzo a noi con la mente e con la preghiera per ringraziare il nostro santo guerriero Efisio”.











