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Il Capodanno sardo tra tradizione e simbolismo culinario

Sa panada, culurgiones, hasadinas, su pratu e’ cassa sono solo alcuni piatti che domani mattina non potranno mancare.

di Valeria Putzolu
31 Dicembre 2024
in il-diavolo-sulla-sella, sardegna

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Il Capodanno sardo tra tradizione e simbolismo culinario

Il menù di Capodanno in Sardegna è quello della fortuna: “Ogni boccone è un augurio”.
Nei piccoli borghi della Sardegna, tra vicoli acciottolati e il profumo di legna che arde nei camini, le famiglie si preparano per il cenone di Capodanno. Qui, come in molte altre parti d’Italia, il cibo non è mai solo nutrimento: è un veicolo di tradizioni, credenze e simbolismi che attraversano le generazioni. Per scoprire il cuore di queste usanze, ci siamo immersi nella cultura gastronomica locale, guidati dall’antropologa Veronica Matta, presidente di Sa Mata, e dalle testimonianze degli imprenditori domestici del “Fatu in domo”.
Il cibo non è mai solo cibo
“A Capodanno ogni piatto ha una funzione rituale”, spiega Veronica Matta, mentre ci accoglie nella cucina di un laboratorio domestico di Assemini. Intorno a noi mani esperte modellano scrigni di pasta, pronti a custodire ripieni di carne, pesce o verdure. “Ogni dettaglio conta, perché ogni piatto porta con sé un messaggio di speranza per l’anno nuovo.” Intanto, le donne di casa ci offrono un assaggio di sa panada, accompagnato da un bicchiere di vino Cannonau. “Panadas e panadine a catinelle” –  esclama con entusiasmo Tiziana Collu dal suo laboratorio domestico, dove da un anno sforna senza sosta il piatto tipico del suo paese. “Le prepariamo per tutti i gusti: dalle classiche e tradizionali con carne di agnello o anguille alle versioni mignon, anche per i vegani”. Collu sottolinea con orgoglio che per queste ultime usa solo olio extravergine d’oliva, rigorosamente, al posto dello strutto.
In Sardegna, Capodanno è molto più di una celebrazione: è un dialogo tra passato e futuro, scandito dai sapori di una terra che non smette mai di raccontare la sua storia. Accanto a sa panada, spiccano piatti carichi di simbolismo: a Bancali i culurgiones ogliastrini dominano la scena, decorati con motivi a spiga, simbolo di protezione e buon auspicio; su coccoi prena, il cui abbondante ripieno unisce la semplicità degli ingredienti locali a un’esplosione di sapori – così Valentina Loddo, dal suo Home Restaurant immerso nel verde borgo di Bancali, li descrive con passione: “culurgiones come se non ci fosse un domani, ma anche coccoi prena e panadine per soddisfare ogni palato”; a Oliena, Denise Scano continua la tradizione delle “paneddas” e delle “hasadinas”, prodotti identitari del territorio “prepariamo la classica panedda olianese, anche in varianti integrali e senza lattosio, e la tanto amata hasadina salia, focaccine salate ricche dei profumi del Supramonte” –  racconta dalla sua impresa familiare. Dalla Barbagia non manca il piatto di cacciagione, cucinato lentamente per evocare abbondanza e felicità da Vincenzo e Tonina di “Sa horte de su poeta” che annunciano il loro piatto forte: “Su pratu e’ cassa, una ricetta a base di cacciagione con carne di cinghiale, patate, cipolle, olio extravergine e dieci tipi di erbe aromatiche di montagna, è il nostro augurio di abbondanza per l’anno nuovo”. E per chiudere i dolci di pasta di mandorla come il Pangioiello dorato, i bottoni sardi e i pastissus, raffinati simboli di successo e fortuna di Rita Cardia che da San Sperate conferma una forte richiesta di prelibatezze tradizionali: “Il Pangioiello, su coccu, i bottoni sardi e i pastissus sono tra i preferiti quest’anno. Le tavole dei sardi – dichiara l’imprenditrice – saranno autentiche, saporite e ricche di bellezza”. Nella tavole dei sardi a Capodanno la tradizione culinaria e dolciaria diventa un mezzo per mantenere viva una memoria collettiva che intreccia cibo, identità e territorio, grazie al ruolo degli imprenditori domestici del “Fatu in Domo” che – conclude Matta – agiscono come custodi di un patrimonio immateriale che guarda al futuro con orgoglio e creatività.

Tags: Sardegna
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