Il Cagliari come Dottor Jekyll e Mister Hyde. Ruggisce all’ingresso in campo, mostrando un gioco offensivo e brillante, dando l’idea di poter fare la partita ovunque, che sia al Sant’Elia o al San Siro. Poi, come stregata dall’ingresso negli spogliatoi per l’intervallo, regolarmente rientra in campo tutt’altra squadra, assoggettata al gioco degli avversari, che finiscono per chiuderla col passare dei minuti sino a trovare il gol. È impietoso il dato statistico che afferma che i rossoblù hanno realizzato, nei secondi tempi, un solo gol con Cossu, peraltro inutile e su rigore. È anche vero che i sardi hanno anche subito molto meno nelle riprese piuttosto che nelle prime frazioni di gara.
Nel primo match stagionale Sau rispose a Zaza tutto nel primo tempo, nella seconda sfida, contro l’Atalanta, i rossoblù rimediarono un gol per tempo e segnarono l’unico gol siglato nella seconda frazione. Ancora reti bianche dopo i primi 45’ nella terza e quarta giornata, dove Destro e Florenzi spianarono sin da subito la vittoria alla Roma nella terza e nella quarta Glik e Quagliarella confezionarono la rimonta granata dopo il gol iniziale di Cossu. Se vogliamo è davvero clamoroso come anche nel 4-1 rifilato all’Inter tutte le reti siano arrivate nella prima metà di gara. Conclude il cerchio il gol di Tachtsidis all’89’ che ha portato ad una cocente sconfitta contro il Verona. È un Cagliari che fatica a trovare il gol in generale, ma questa lacuna si acuisce ancor di più se pensiamo alla seconda parte di match.












