“L’ho uccisa al culmine di una lite in un momento d’ira, non c’è stata premeditazione né movente economico”. L’ha detto Igor Sollai al sostituto procuratore Marco Cocco che l’ha interrogato oggi in carcere a Uta dopo la confessione dell’omicidio lo scorso 22 novembre. L’interrogatorio si è concluso dopo quattro ore e mezzo. L’imputato ha ribadito la sua versione dei fatti: nega categoricamente il movente economico, secondo gli inquirenti invece c’erano in ballo 100mila euro grazie a un’assicurazione sulla vita sottoscritta reciprocamente, e la premeditazione, sostenendo che il delitto sia stato il risultato di una lite improvvisa, un’esplosione di rabbia che lo ha sopraffatto. Un gesto d’impeto: per Sollai non c’era alcun piano né l’intenzione di uccidere.
Sollai ha confermato di aver usato un martello per uccidere Francesca Deidda, 42 anni, e di averlo poi buttato in mare. Ha ammesso anche di essere stato lui a usare il telefonino della moglie per mandare messaggi a parenti e amici dopo averla già uccisa.
L’analisi dei dispositivi elettronici dell’imputato, in particolare il suo computer, è ancora in corso, e la relazione tecnica non è stata ancora visionata. L’indagine continua: la procura depositerà a breve i risultati di ulteriori accertamenti.
“Siamo soddisfatti dell’andamento dell’interrogatorio”, dicono a Casteddu online i legali di Sollai, Carlo Demurtas e Laura Pirarba. “Abbiamo ottenuto risposte chiare. Nei prossimi giorni torneremo da Sollai per approfondire altri elementi”. Sollai ha anche detto agli inquirenti, che sono invece convinti sia della premeditazione che del movente economico, di aver fatto tutto da solo, dall’omicidio all’occultamento del cadavere fino all’acquisto delle piante per nascondere il corpo.
Francesca era scomparsa da San Sperate il 28 maggio ed è stata ritrovata il 18 luglio in un borsone nero nelle campagne di San Vito, lungo la vecchia orientale sarda.