I volontari di Villasimius: “A Olbia la dignità batte la disperazione”

Il racconto dei ragazzi della Crov di Villasimius, appena tornati dall’operazione solidarietà sui luoghi dell’alluvione


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I ragazzi dell’associazione C.R.O.V della Protezione Civile di Villasimius, al ritorno da Olbia raccontano la loro esperienza con la popolazione delle zone alluvionate. ”Pensavamo di trovare gente disperata, ed era disperata però non lo dimostrava. Tanta dignità’.’

 

Tonino Diana, cosa avete provato al vostro arrivo ad Olbia?

Già in viaggio ci stavamo preparando a cosa avremmo visto. All’inizio l’impatto è stato solo con i fiumi straripati e l’acqua che invadeva tutto, poi man mano abbiamo preso coscienza della situazione reale nella città di Olbia.

Come è stato l’impatto con la popolazione della zona?

L’incontro con la gente è stato spettacolare. Pensavamo di vedere gente disperata ed era disperata, però non lo dimostrava. Tanta dignità, tanto è vero che fin dal primo giorno, tutti gli esercenti e la popolazione ha dato e fatto di tutto per assistere i volontari. La macchina della Protezione Civile inizialmente è partita bene ma con difficoltà, però la popolazione si è prodigata per noi in maniera incredibile. Venivano a portarci dei panini, bevande e persino pasti caldi, nonostante ci fossero forniti anche dalla cucina da campo della Protezione Civile. Ci dicevano mangiate perché state lavorando. Stiamo parlando di persone che hanno perso tutto. Credevamo di trovare gente abbattuta e disperata e invece abbiamo trovato una generosità e una dignità uniche.

In che zona siete intervenuti?

Noi eravamo in centro ad Olbia. Abbiamo visto la distruzione in prima persona, nessuna foto o filmato poteva prepararci a questo. Eppure, in pochissimi venivano a chiederci aiuto, cercavano di fare da soli. Abbiamo dovuto insistere per aiutarli, perché era ovvio che non potevano farcela da soli. Hanno perso tutto.

Cosa vi ha colpito di più di questa esperienza?

L’emozione più grande è stata quella di vedere che la popolazione colpita aiutava noi. Eravamo 300 volontari e loro ci assistevano in ogni momento mentre lavoravamo.

Marco Mancosu invece racconta con le lacrime agli occhi un’esperienza che non dimenticherà mai:

”Mentre aiutavo una signora a ripulire dal fango la sua casa, e buttavo via tutto perché purtroppo non si era salvato nulla, la signora mi ha fatto una richiesta. ” Per favore, butti via tutto ma mi lasci quell’abito da cerimonia. Lo laverò e lo terrò per ricordo. E’ di mio figlio che doveva sposarsi a breve ed è morto nell’alluvione con la sua compagna e la sua bambina”.

Un altro volontario, Rosario Campolo, ribadisce l’emozione di aver trovato una popolazione con tanta volontà di reagire, ma si dice preoccupato per il crollo emotivo che la stessa potrà avere una volta che si renderà veramente conto di ciò che è successo. ”Ora c’è l’emergenza, non c’è tempo per pensare e per piangere, ma cosa accadrà poi, quando si tornerà alla ”normalità”?”

Cosa avete lasciato a Olbia?

Senza indugio, i ragazzi rispondono contemporaneamente e con gli occhi umidi, ” Siamo tornati a casa ma il nostro cuore è rimasto a Olbia e speriamo di essere chiamati nuovamente a dare una mano per ciò che possiamo”.

In ultimo Tonino Diana rivolge un ringraziamento a tutti quei volontari non appartenenti a nessuna associazione, che son corsi in aiuto in modo spontaneo. E in particolare ringrazia gli ”angeli del fango” che li hanno affiancati durante i soccorsi.


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